NL di Radio Itineraria: una riflessione di Luca Santangelo!
Pubblicato il 30/10/2022


There is no art B

 

Lo scorso 13 Ottobre alla National Gallery di Londra Anna Holland e Phobe Plummer, attiviste del gruppo britannico Just Stop Oil, hanno gettato un barattolo di zuppa contro il famosissimo dipinto Girasoli di Vincent Van Gogh e si sono incollate una mano alla parete vicino al quadro.

Just stop oil è un’organizzazione ambientalista, attiva dal Febbraio del 2022, che pratica una serie di azioni non violente, come il blocco delle strade e azioni simboliche come, ad esempio, aver spruzzato con la vernice arancione la scritta della sede di Scotland Yard o la vetrina dello showroom Aston Martin sempre a Londra.

Lo scopo dell’azione era quello di sensibilizzare politici e opinione pubblica di tutto il mondo ad agire subito prima che la crisi climatica diventi irreversibile e condanni definitivamente la Terra e tutti i suoi abitanti.

I dibattiti sui social e sui giornali internazionali di questi ultimi giorni, la maggior parte dei quali contro l’azione delle due attiviste, considerate delle semplici vandale che hanno compiuto un’azione inutile, ci fanno capire che lo scopo dell’azione di Just Stop Oil è stato raggiunto in pieno: aprire la contraddizione su cosa abbia più valore, un quadro - per quanto monumentale e iconico come tutti quelli di Van Gogh - o le sorti del Pianeta.

In un'intervista rilasciata alla webzine Frieze spiegano perché sia stato scelto proprio un quadro come set della loro protesta:

Anna Holland: Perché era un pezzo di enorme valore culturale, perché, di conseguenza, le persone finalmente parlano del nostro messaggio e delle nostre richieste. Finora, abbiamo visto 33 milioni di persone in Pakistan sfollate a causa di inondazioni apocalittiche, 36 milioni hanno avuto la vita assolutamente rovinata dalle carestie in Africa orientale. Eppure, sono bastati due giovani per lanciare zuppa a un dipinto per far parlare la gente più di quanto non abbiano fatto in così tanto tempo sulla crisi climatica.

Phoebe Plummer: E usare un'opera d'arte così bella è stato toccante perché, quando le persone l'hanno vista, hanno avuto quella reazione istintiva di: "Voglio proteggere questa cosa che è bella e apprezzata". Perché le persone non hanno la stessa risposta alla distruzione che l'industria dei combustibili fossili sta causando al nostro pianeta e alla nostra gente?

Le due attiviste, in fondo, hanno semplicemente rappresentato quello che le grandi industrie multinazionali e le politiche neoliberiste hanno fatto contro il pianeta: una zuppa di emissioni dannose, prodotti cancerogeni e politiche senza scrupoli a discapito del clima.

Diventa grande oggetto di dibattito e scandalo una zuppa lanciata contro un'opera d'arte che deve essere protetta per le generazioni future, ma ancora poco, troppo poco, il fatto che mancano solo poco più di 6 anni, secondo i calcoli dell'IPCC, il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul clima, per attuare delle politiche in contrasto al Climate change prima che sia troppo tardi. Tra poco più di 6 anni qualsiasi opera d'arte sarebbe in pericolo, perché la Terra sarebbe irrimediabilmente compromessa.

Rimanendo sul tema però della conservazione delle opere artistiche un simile dibattito - almeno non nelle dimensioni dell’azione delle due attiviste londinesi - non si è generato quando il collezionista e imprenditore Martin Mobarak, pochi giorni prima dell’azione di Just Stop Oil alla National Gallery, ha dato fuoco distruggendo un’opera di Frida Khalo.

Torniamo indietro al 30 Luglio scorso quando nel corso di un cocktail party a Miami per il lancio di FridaNFT, una piattaforma che vende online NFT delle opere di Frida Khalo, Martin Mobarak, ideatore e ceo del portale, ha preso “Fantasmones Siniestros”, una pagina dal diario dell’artista dal valore stimato di10 milioni di dollari, dandole fuoco sopra un bicchiere da Martini con ghiaccio, con tanto di band che sottolineava musicalmente il momento, pubblicandone anche il video su You Tube. Ora l'opera nella sua forma non esiste più, se non la sua 
digitalizzione, fronte e retro, in formato PNG, convertita in un file NFT* in una serie da 10mila pezzi di codice blockchain che ne garantisce l’autenticità e l’irriproducibilità. E ora che il disegno è stato bruciato, esiste solo nel mondo virtuale. Il valore dell'operazione, secondo le stime di Mobarak, potrebbe agirarsi intorno a 40 Milioni di dollari, che a detta dello stesso Mobarak, andranno in beneficienza.

Secondo il sito exibart.com alcuni funzionari del governo messicano e dell'Istituto nazionale di belle arti stanno indagando sull'accaduto per capire se la distruzione dell'opera, considerata un bene culturale, può costituire un reato.

A pochi giorni l'uno dall'altro due avvenimenti così distanti, ma simili, hanno avuto azioni diametralmente opposte.
E mentre I Girasoli di Van Gogh, con buona pace delle/degli indignat*, è stato pulito e sistemato, l'opera di Frida Khalo, così come il nostro pianeta, brucia e scompare sotto i nostri occhi, nel silenzio generale.

*Note
Secondo l'enciclopedia Treccani gli NFT (non fungible token) sono dei certificati digitali non duplicabili che attestano l’originalità e la proprietà univoca di un bene fisico o digitale, registrati su file crittografati inalterabili (tecnologia blockchain) contenenti metadati identificativi e descrittivi.
fonte: non fungible token (NFT) nell'Enciclopedia Treccani