Una recensione comparata - di Marco Visconti
Pubblicato il 25/02/2024


Una recensione comparata 

 

Questa volta si “offre” una recensione comparata o se preferite in parallelo. Da un lato la graphic novel: “Il caso Sindelar” firmato dalla coppia Carlo Bazan e Carlo Rispoli, dall’altro il libro: “Generazione wunderteam” di Jo Araf. L’argomento trattato dai due testi è simile, l’avventura umana e sportiva di Matthias Sindelar il centravanti della nazionale di calcio austriaca, detta negli anni’30 il wunderteam, la squadra delle meraviglie. Il piccolo romanzo a fumetti dei due “Carli” è unicamente concentrato sulla figura del calciatore, il saggio storico-sportivo di Araf tocca invece l’ascesa e la caduta di tutta la nazionale austriaca e le sue connessioni con la storia degli anni trenta, mettendo in luce ovviamente anche la parabola di Sindelar. La lettura in contemporanea permette di cogliere i due piani della vita: la dura e a volte scontata banalità dell’esistenza opposta al sogno eroico dell’ideale, coltivato da personaggi senza macchia e senza paura. Nella graphic novel, grazie al personaggio del commissario Baroni, di pura fantasia, scatta un’indagine che diventa subito un intrigo ed una lotta per la libertà. Sindelar finisce stritolato dalle spire della Gestapo per essersi rifiutato di giocare per la Germania nel mondiale del 1938 in Francia. Ricordiamo che l’Austria nel ’38 non esisteva più perché annessa dal Terzo reich. Diniego, quello di Sindelar, basato anche sul legame sentimentale con Camilla Castagnola, italiana di origine ebraica conosciuta ai tempi del mondiale italiano del ’34. Compagna anche nella morte; i due furono infatti ritrovati privi di vita nel loro appartamento a Vienna nel gennaio del 1939. Il libro di Jo Araf che si rifà a documentate ricerche della storiografia austriaca, inquadra invece Sindelar in una dimensione meno mitologica. Innanzitutto rivela che la sua compagna non era italiana e di origine ebraica ma austriaca, si chiamava Camilla Duspect, la quale, e qui c’è un effettivo mistero, mantenne dopo il divorzio il cognome del marito, tale Mario Castagnola ristoratore italiano a Vienna. Ci fa vedere non un giocatore che prende una posizione politica dura e decisa ma un uomo che, senza sbandierarlo, decide di continuare a salutare il suo ex-presidente ebraico dell’Austria Vienna, la sua squadra di club, malgrado le leggi anti-ebraiche del nazismo, che addirittura vietavano il saluto in pubblico ai non appartenenti alla razza ariana. Un uomo che morì a fianco della sua donna non per una crudele esecuzione della Gestapo ma per il cattivo funzionamento di una stufa a gas. Due letture diverse, una velocissima ovviamente quella della graphic novel, impreziosita da un disegno che col suo tratto ci fa immergere nel passato, l’altra “Generazione wunderteam” più lunga e ragionata. In mezzo un uomo diventato un mito o, se si vuole essere più cinici e sarcastici, un simbolo dietro il quale si sono messi tutti coloro che all’epoca non ebbero il coraggio di prendere posizione contro la bestialità nazista.

 

Buona lettura!