Qual è l'mpatto delle Lobby delle Armi sulla Politica Internazionale?
Pubblicato il 19/01/2025


 

Nel cuore del dibattito globale sulla sicurezza e la pace, c’è una voce che si distingue per la sua lucidità e determinazione: Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e membro di OPAL Pace e Disarmo.
Ospite su Spazioubick, Beretta è un esperto riconosciuto in tema di commercio di armamenti e impatti geopolitici, e la sua analisi offre uno spunto fondamentale per riflettere sull'attuale scenario internazionale e sull'influenza delle industrie belliche a livello globale.
Nel corso dell’intervista, Beretta ha posto l'accento sull'influenza enorme che le industrie degli armamenti esercitano in alcuni dei Paesi più potenti del mondo. Mentre in nazioni come Canada, Giappone e Corea, l'industria bellica è strettamente legata al settore automobilistico, in Stati come Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Francia l'industria degli armamenti è tra le più potenti, non solo dal punto di vista economico, ma anche grazie all'appoggio politico che le permette di espandersi senza freni. A differenza di altri settori industriali, come quello dei trasporti, il commercio di armamenti trova terreno fertile nelle scelte politiche che favoriscono l'espansione delle spese militari, spesso anche in opposizione alla volontà popolare.

I dati dei sondaggi mostrano, infatti, che una larga fetta della popolazione europea, inclusi gli italiani, è contraria all'aumento della spesa per la difesa, chiedendo piuttosto politiche che puntino a favorire la pace e la cooperazione internazionale. Vi è inoltre una crescente preoccupazione per il rischio di conflitti globali, ma le risposte politiche a queste preoccupazioni sembrano sempre più deboli, facendo spazio, al contrario, all'interesse nazionale che spinge per nuove produzioni di armamenti.
Come sottolinea Beretta, la mancanza di trasparenza nel settore delle armi è una delle principali criticità. Molte volte, il processo di approvazione dei contratti di vendita di armi avviene con modalità che aggirano la legge, favorendo l'influenza delle lobbies delle armi. Una situazione che ha portato numerose associazioni a lanciare l’allarme sulle dinamiche che alimentano questa industria. Mentre la politica sembra distaccarsi sempre di più dalle istanze popolari, il commercio di armamenti prosegue inesorabile, sostenuto da un potente appoggio politico. Ma come può la società civile opporsi a questa deriva? La risposta, per Beretta, è nel rafforzamento delle voci della pace e della nonviolenza.

In questo quadro preoccupante, è importante segnalare l'azione del Movimento Nonviolento, che ha lanciato una campagna per rifiutare il servizio militare obbligatorio.
Una campagna che sta raccogliendo numerose adesioni, invitando cittadini, uomini e donne, a firmare un modulo per rifiutare l'idea di essere chiamati alle armi. L'iniziativa si propone di sottolineare che, pur volendo servire il proprio Paese, non è necessario imbracciare le armi, ma si possono contribuire alla pace e alla sicurezza mondiale con altri mezzi.

Per supportare questa causa e firmare la petizione, è possibile visitare il sito del Movimento Nonviolento: www.movimentononviolento.it. Un gesto che rappresenta un impegno civile verso una società più giusta e pacifica.