DA GORIZIA E NOVA GORICA UN PROGETTO CHE DIVENTA UN SIMBOLO PER IL MONDO
Pubblicato il 09/03/2025


di Roberta Cumin
 

Nel cuore dell'Europa, le città di Nova Gorica e Gorizia si preparano a vivere un'importante trasformazione, con il progetto GO2025.
Cioè due città diventano “capitale” al singolare della cultura europea. E c’è un valore simbolico grandissimo alla base di questa scelta, come racconto nell’intervista nella trasmissione Spazioubick, che potete ascoltare nel podcast allegato, su Youtube e su Spreaker.

Intanto, per chi ama viaggiare ed è alla ricerca di percorsi alternativi, questa è un’occasione unica. Trovate tutte le informazioni dettagliate sul sito del progetto: https://www.go2025.eu/it dal concerto dei Massive Attack il 24 giugno o la mostra su Andy Worhol, visitabile fino al 4 maggio, e tanto altro.
Concerti di star internazionali e band emergenti, performance interdisciplinari, festival enogastronomici, progetti architettonici e urbanistici. Sempre a metà strada tra musica, arte, natura e cultura. Sempre senza confini.

Questo ambizioso programma mira a promuovere la sostenibilità, l'innovazione e la coesione pubblica, rendendo le due città un modello di sviluppo, non solo urbano ma anche sociale, economico e politico, per le generazioni future. GO 2025 è un vero e proprio incontro tra cultura slava e cultura latina che passa anche attraverso un progetto di riqualificazione urbana.

Gorizia e Nova Gorica sono situate al confine tra Italia e Slovenia, in un territorio da sempre crocevia di tradizioni e storie diverse. Il progetto si propone di valorizzare proprio la peculiarità dell’area, creando spazi che favoriscano l'incontro e il dialogo tra le diverse comunità che hanno convissuto, per secoli, in pace e armonia, fino all’inasprirsi dei nazionalismi e allo scoppiare delle due Guerre mondiali che, in entrambi i frangenti, hanno avuto come teatro degli scontri il territorio goriziano. L’armonia secolare è stata dunque spazzata via in trent’anni di storia cruenta e omicida ma, ora, proprio attraverso il canale culturale e l’organizzazione di eventi, laboratori e iniziative artistiche, GO2025 intende rafforzare il senso di appartenenza e identità locale.

Uno dei valori promossi da GO2025 è anche la sostenibilità. Il progetto urbanistico ha previsto, infatti, l'implementazione di soluzioni ecologiche per la mobilità con la realizzazione di piste ciclabili, una delle quali costeggia il corso del fiume Isonzo, in territorio sloveno e merita sicuramente una gita dedicata. Si vuole ridurre l'impatto ambientale della città, promuovendo l'uso di mezzi di trasporto alternativi, come biciclette e mezzi.
Gorizia e Nova Gorica sono città verdi, caratterizzate da una ricca vegetazione, vaste campagne soprattutto vitivinicole, come il Collio italiano e quello sloveno Brda.

Gorizia, nel corso dell’Ottocento, ai tempi dell’Impero asburgico, fu definita la Nizza austriaca, in virtù delle caratteristiche sia alpine sia mediterranee della città. Assieme a Nova Gorica viene tutt’ora considerata una città a misura d’uomo dove il traffico automobilistico è irrisorio. Le due città, infatti, sono visitabili a piedi, gustando il tranquillo scorrere del tempo che sembra rallentare drasticamente, rispetto alla frenesia della vita moderna. Per fare un giro fuori porta, sempre a piedi, si possono visitare i due piccoli musei presenti al valico pedonale del Rafut, uno da un lato e uno dall’altro del confine. Una curiosità: Nella parte slovena, sono esposti alcuni degli oggetti che venivano commerciati illegalmente, da una parte all’altra della cortina di ferro, tra cui il disco di Albano e Romina, contenente la canzone Felicità.

Ritornando a GO205, un altro aspetto fondamentale è stato il coinvolgimento attivo della comunità e delle associazioni locali, nell’organizzazione degli eventi. Il progetto si è basato, infatti, sulla partecipazione dei cittadini, che sono stati invitati a contribuire con idee e suggerimenti. GO2025 rappresenta, dunque, una straordinaria opportunità per le due città di reinventarsi e guardare al futuro, con ottimismo.

GO2025 è il primo passo verso un futuro di coesione e coesistenza di due realtà diverse per lingua ma non per storia e territorio che risultano essere condivisi fin dal VI secolo dopo Cristo, quando le prime popolazioni slave arrivarono nell’area goriziana, al seguito di Unni e Avari, integrandosi con i popoli autoctoni di origine romana e friulana, quindi, in questo secondo caso, a loro volta legati alle tribù celtiche.

GO2025 fa anche da volano per diffondere un messaggio che inciti al superamento delle divisioni ideologiche, delle barriere, delle guerre. Proprio in quest’ottica, nel 2023 i due sindaci di Nova Gorica e Gorizia, Samo Turel e Rodolfo Ziberna hanno firmato un appello per la pace in Israele e Palestina, nella simbolica piazza della Transalpina che, dal 1948 al 2007, divise le due città ma che ora è simbolo di un confine aperto. Con questo documento congiunto è stato richiesto il rilascio degli ostaggi, che terminino le azioni di guerra, su entrambi i fronti nonché che sia riconosciuto a tutti il diritto di vivere in Israele e Palestina, indipendentemente dalla Provenienza.

"Siamo l'esempio di come si possa convivere, restando sempre consapevoli della propria storia e portando avanti progetti comuni nella pace e nella collaborazione." S. Turel

"Come su questo confine siamo riusciti a ricucire due comunità che si voltavano le spalle dopo dolore e sofferenze, ci appelliamo perché in Israele e Palestina si riesca a concretizzare il dialogo, la conoscenza e il rispetto." R. Ziberna

Oggi, Gorizia e Nova Gorica sono simboli di riconciliazione e collaborazione, rappresentando un esempio di come le differenze e le polarizzazioni ideologiche, culturali, linguistiche possano essere superate, per costruire un futuro comune. Con il progetto GO!2025,
entrambe le città si preparano a scrivere un nuovo capitolo della loro storia, puntando su sostenibilità, innovazione e inclusione.


UN APPROFONDIMENTO STORICO A TAPPE:
Il nome di Gorizia comparve per la prima volta in un documento ufficiale nel 1001, Nova Gorica nel 1948. La prima è una città con una storia più antica, Nova Gorica, invece, ha una storia recente ma proprio per questo è più orientata verso le innovazioni tecnologiche e verso il futuro, risultando, oggi, due espetti
complementari di uno stesso territorio che ha vissuto significativi cambiamenti nel corso del Novecento, specialmente a causa delle due guerre mondiali e delle trasformazioni politiche che ne seguirono.

Fino alla Prima Guerra Mondiale, Gorizia, parte dell'Impero Austro-Ungarico, si era sviluppata come un importante centro commerciale e culturale, con una popolazione etnicamente mista, composta da italiani, friulani, sloveni, austriaci e altri gruppi minoritari che abitavano la città e tutto il contado adiacente, che si estendeva su 42 comuni, 33 dei quali rimasero in Jugoslavia, alla fine della Seconda guerra mondiale.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, con il Trattato di Saint-Germain del 1919, Gorizia fu annessa al Regno d'Italia. Questo cambiamento portò a tensioni etniche e politiche, poiché la popolazione slovena si trovò a vivere inizialmente sotto un nuovo governo, che ben presto, però, si trasformò in regime. Durante il periodo fascista, ci furono, infatti, tentativi di italianizzazione forzata della città, che influenzarono profondamente la cultura e l'identità locale caratterizzati dalla chiusura delle scuole e dei centri culturali sloveni, l’imposizione della trasformazione del cognome affinché assumesse una forma italiana, continuando con il divieto di
esprimersi in sloveno in pubblico, fino ad arrivare alla mancata concessione di aiuti economici, alle famiglie slovene che non si dichiaravano italiane, finendo con le deportazioni, nei campi di concentramento italiani o tedeschi.

Anche la fine della Seconda Guerra Mondiale portò ulteriori devastazioni. Il 1° maggio 1945, Gorizia venne liberata dal regime nazi-fascista dai partigiani di Tito, assieme alle truppe alleate, neozelandesi. Iniziarono, così, fino al 12 giugno, i quaranta giorni di terrore per la popolazione goriziana di origine italiana, vissuti come i quaranta giorni di occupazione titina della città. Molte persone scomparvero nel nulla e di queste si ha contezza che alcune furono infoibate dalle truppe partigiane, comuniste, denominate appunto titine. Dal 1945 al 1947, Gorizia fu, poi, sotto il controllo del governo alleato e in questi due anni fu la compagine italiana, politicizzata e ancora legata al fascismo a prendersela con gli sloveni, in maniera cruenta partendo dagli insulti, le minacce di morte, le percosse, fino
alla devastazione delle case e al rogo pubblico dei libri sloveni, senza che le truppe alleate di stanza nell’area intervenissero, per bloccare le vicende.

Dopo la guerra, con il Trattato di Parigi del 1947, Gorizia fu divisa: la parte occidentale rimase in Italia, mentre la zona orientale passò alla Jugoslavia, dando vita a Nova Gorica. Questa nuova città, fondata nel 1948, si sviluppò come un centro industriale e commerciale, in contrapposizione a Gorizia, che mantenne un
carattere più storico e culturale. La necessità di costruire un nuovo centro fu di duplice natura. Una prettamente organizzativa, infatti tutta la popolazione delle campagne goriziane si era ritrovata, da un giorno all’altro, senza un capoluogo di riferimento, per la questioni ammnistrative, economiche, scolastiche, sanitarie. Era necessaria la costruzione immediata di una nuova città. A questa esigenza di natura prettamente logistica, si affiancò anche una connotazione ideologica. Tito voleva costruire, proprio alle porte dell’Occidente, una città nuova che fosse il simbolo del comunismo e dell’innovazione sociale per dimostrare agli italiani e al resto dell’Europa capitalista che anche loro erano in grado di costruire un nuovo modello vincente di città e comunità ispirata ai principi del comunismo, dove poter far svettare, dai tetti dei palazzi pubblici la stella rossa di Belgrado. La nuova città doveva confinare con quella vecchia per compensare, in qualche modo la sofferenza provocata negli animi degli sloveni, dalla perdita della vecchia Gorizia, da loro molto amata.

La divisione tra Gorizia e Nova Gorica rappresentò, quindi, non solo una separazione geografica, ma anche una frattura sociale e culturale. Le due città, pur essendo vicine, vissero esperienze molto diverse durante la Guerra Fredda, con Gorizia che si trovava in un contesto capitalistico e Nova Gorica sotto l'influenza comunista.

Fu negli anni '90, con la dissoluzione della Jugoslavia e la fine della Guerra Fredda, che le due città iniziarono a riavvicinarsi. La caduta delle barriere politiche e culturali ha portato, così, a una crescente cooperazione tra Gorizia e Nova Gorica, culminando in iniziative congiunte per promuovere la cultura, il turismo e lo sviluppo economico. Questi fattori, assieme alla caduta dei confini, con l’ingresso della Slovenia in Europa, nel 2004 e in Schengen, nel 2007, sono stati gli elementi che hanno concesso di arrivare all’organizzazione di GO!2025, Nova Gorica – Gorizia Capitale della cultura europea, grazie all’intuizione dell’allora sindaco sloveno Matej Arčon e alla lungimiranza dell’allora sindaco di Gorizia Ettore Romoli che accolse di buon grado la proposta dell’omologo d’oltre confine di una candidatura unitaria delle due città.