I 10 libri del 2023 - di Luca Santangelo
Pubblicato il 17/12/2023


I 10 libri del 2023 di Diario Cult

Di amore e rabbia, di variabili resistenti e liberazioni. 10 libri per districarsi nel nostro tempo in fiamme, dai supplì all'Horror Gore

 

In apertura al libro Dysphoria Mundi di Paul B. Preciado è riportata una frase del comunicato del 21 Dicembre 2012 dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale:
"Lo sentite? E' il rumore del loro mondo che crolla. E' il nostro che risorge."
A quasi dieci anni di distanza il rumore del crollo è sempre più forte. Ma il rumore mistifica, confode, diluisce le narrazioni del nostro presente e lo tramutano in un groviglio incomprensibile in cui non si riesce più a stabilire origine e fine delle cose.
E di fronte a tutto questo, avvenimenti cruciali passano sotto i nostri occhi e scompaiono rapidamente dalla nostra memoria. Siamo in tantə che, come direbbe il mio amico Pietro Cefaly (citando Jannacci), pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell'avvenire della civiltà, neanche se ne accorgono.
Abbiamo quindi sempre più bisogno di mappe per muoverci in questo presente.
Insieme a tutta la redazione di Latina, nelle ultime settimana, girando tra gli stand di Più libri più liberi e ascoltando la lunga Notte bianca del racconto all'Angelo Mai, siamo andati alla ricerca di queste mappe.
Tra saggio e romanzo, tra finzioni e reale, i libri di quest'anno sono 10 contributi (più una menzione d'onore) per provare a capire cosa agita tumultuosamente il nostro presente. Con me in questa ricerca Valerio Prosseda,nostro ascoltatore e amico, che si occupa di teorie della comunicazione ed etica della tecnologia e si interessa di estetiche del contemporaneo, complotti, meme e tecnologie di frontiera. Ai miei 10 Valerio ha aggiunto altri 5 consigli a tema tecnologia/contemporaneo.
Con la speranza che queste mappe ci diano una mano a comprendere in che punto abbiamo perso la strada e dove poter riprendere il cammino.

Paul B. Preciado - Dysphoria Mundi (Fandango)

“Poiché il mio desiderio di vivere al di fuori delle prescrizioni normative della società binaria etero patriarcale è stato considerato una patologia clinica denominata ‘disforia di genere’, mi è sembrato interessante pensare all’attuale situazione mondiale come una disforia generalizzata.”

Chi segue Diario cult da un po' ha già sentito parlare di Paul B. Preciado, probabilmente il filosofo più illuminante, segnante e travolgente del nostro tempo. Il suo linguaggio limpido radicale è impetuoso ed aiuta a comprendere non solo il presente, ma ad entrare nel futuro:
"Il tempo è in fiamme. La domanda non è più chi siamo, ma in che cosa ci trasformeremo."

Preciado, malato di Covid e rinchiuso nel suo appartamento, da vita ad un diario della transizione planetaria che prende qui la forma di un testo mutante, fatto di saggistica, filosofia, poesia e autofiction. Attinge a tutti i generi per raccontare un mondo in cui i diversi orologi si sono sincronizzati al ritmo del virus, ma anche del razzismo, del femminicidio, del riscaldamento globale e descrive le modalità di un presente rivoluzionario: non qualcosa che è accaduto in un passato mitico o che accadrà in un futuro messianico, ma qualcosa che sta avvenendo. Ciò che è accaduto durante la crisi covid su scala globale, segna per l’autore l’inizio della fine del realismo capitalista e introduce un nuovo paradigma epistemico. Se la modernità disciplinare raccontata da Preciado era caratterizzata dall’isteria, se il fordismo, erede del dopoguerra e della rivoluzione psicanalitica, era schizofrenico, allora il neoliberismo cibernetico è disforico.

 

Gracie Mae Bradley, Luke De Noronha - Contro i confini (ADD Editore)


Leggendo le prime pagine di questo libro, ho pensato subito ad un luogo vicino a dove abito.
A Monte San Biagio in provincia di Latina, viaggiando sulla strada statale Appia si incontrerà la Torre di Portella.
Sulla targa in pietra accanto all'antica torre possiamo leggere "Frontiera del Regno delle Due Sicilie, inizio terra di nessuno".
Ed ogni volta che passo per Portella, mi chiedo quanto oggi sia ancora pesante e influente quel confine tracciato da uno stato che non esiste più. Perchè all'apparenza un confine rappresenta solo un segno su una carta geografica, un modo per dire "noi siamo di qua, voi di là", un segno nel tempo di uno stato, di un potere.
Ma è proprio questa costruzione dell'alterità di chi è oltre confine, questo dominio sulla scelta di cosa e chi far entrare, nell'attuale ordine globale fa dei confini i principali riproduttori di ineguaglianza, ingiustizia e sofferenza.
"Gli Stati-nazione dotati di frontiere sono fromazioni politiche relativamente recenti - scrivono Gracie Mae Bradley e Luke De Noronha  in Contro i confini - emerse da una lunga storia di imperi, colonialismo e schiavitù. Quando prensidmo atto che il colonialismo si mangia il presente, le divisioni tra territori e popolazioni smettono di apparirci giuste e naturali e diventa chiaro che le frontiere non sono più eticamente difendibili."
Ma i confini non sono quelli geografici: sono anche i confini culturali, quelli di genere che dominano i nostri corpi, sono ovunque e li incontriamo ogni giorno: ci seguono e si mettono tra noi e gli altri per danneggiare sicurezza, libertà e prosperità. Un libro assolutamente fondamentale per muoversi liberamente nel presente rompendo ogni possibile confine.

 

Franchino Er Criminale - Me so magnato Roma (Momo) 

Per chi non è nato e non ha mai vissuto a Roma, non ha la minima idea di che importanza ha nella vita di tutti i giorni la pizza al taglio.
"Per noi romani la pizza al taglio è come l'ossigeno" scrive Franchino ed ha perfettamente ragione.
Perché se non sai cosa mangiare un forno, una pizzeria a cui chiedere "due euro di margherita" lo trovi sempre. E per me il miglior modo di mangiarla è camminando.
E devi proprio dire così al banchista, "la mangio camminando", così la piegherà e chiuderà in modo tale da non far uscire il condimento. La pizza al taglio romana è una pizza che mangiano tuttə, accessibilə a tuttə per ogni tipo di gusto e tuttə hanno il diritto di trovare ad ogni angolo "due euro di margherita".
Eppure da un pò di tempo, come scrive l'editore Momo nella prefazione a Me so' magnato Roma - Guida criminale allo street food della Capitale, da quando "i tentacoli del feroce mercato hanno cominciato a manipolare i produttore e i consumatori in egual misura, nessuno ci capisce più niente di quello che mangiamo."
Tra sponsorizzazioni, sedicenti cucine gourmet, ristornati "truffapeturisti", il capitalismo affamato dei nostri tempi si è divorato il rapporto autentico e quotidiano che abbiamo con il cibo. 
Franchino da qualche anno sta girando tutte le strade, le piazzete, i vicoletti per riassaggiare tutto alla ricerca di un cibo autentico, sano e buono alla portata di tutte le tasche. In questo girare per la città ha incontrato Momo, che con la stessa linea, guida uno dei più interessanti progetti editoriali in Italia.
Per Momo la cultura deve essere si di qualità e radicale, ma deve essere per tuttə, comprensibile da tuttə e per le tasche di tuttə.  Ed ecco come nasce questo libro: non una "guida dello youtuber" qualsiasi, ma una mappa per muoversi nell'universo mangereccio di Roma, divisa per categorie ed ogni luogo accompagnato dalle foto dei bravissimə fotografi Daniele Napolitano e Marta D'Avanzo.
Insomma, Franchino e Momo con questo libro hanno fatto proprio "le cose a mestiere"!


Mohammed El-Kurd - Rifqa (Fandango)

"C'è morte negli occhi di questo neonato.
Ho sentito il piccolo lamentarsi di una sconfitta sleale,
la chiamavano la solita vecchia catastrofe.
All'orecchio una tempesta gli dice che infuria per il silenzio.
Il tuono scoppia quando lo zittiscono. 
Che scenario aggravato. E' passato oltre.
Che si fa quando il destino è predeterminato."

 

Espolodono con rabbia e dolore i versi delle poesie di Mohammed El-Kurd.
Con rabbia e dolore perché solo questo si può provare di fronte all'orrore ciclico della Nakba. 
Mohammed El-Kurd nasce a Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. Nel 2009, quando aveva ventuno anni, i coloni israeliani hanno occupato la casa della sua famiglia e da quel momento combatte contro l'allontanamento forzato e illegale dalle proprie case. Come corrispondente dalla Palestina occupata per The Nation ha fornito al mondo una finestra sulla vita sotto occupazione a Gerusalemme Est, aiutando a stimolare un cambiamento internazionale nella retorica riguardo al conflitto israelo-palestinese.
Con Rifqa, la sua prima raccolta di poesie, Mohammed El-Kurd si cala nel profono dei ricordi familiari e del popolo palestinese. Ogni giorno, dopo la scuola, la nonna di Mohammed El-Kurd lo accoglieva sulla porta di casa con un mazzo di gelsomini. Il suo nome era Rifqa: era più antica dello stesso Israele ed era un’icona della resilienza palestinese. Dall'esilio di Rifqa da Haifa fino alle occupazioni illegali di Sheikh Jerrah, El-Kurd in continuità con Fadwa Tuqan, Rashid Hussein, Mahmoud Darwish e Ghassan Kanafani, plasma in versi una lotta di liberazione che è una rivoluzione di un popolo che è stanco di sentirsi condannato.


"Nato sull'orolo d'un respiro.
Sull'orlo d'un ultimo sospiro,
il dolore mette i denti in tua madre.
La tua gola è un minareto.
Il letto d'ospedale - un tappeto da preghiera;
allahu akbar,
la tua famiglia annnuncia
                       un maschio
         e            la tua condanna."

Lavinia Mancusi - ¡REVOLUCIONARIA! (Red Star Press)

Cile, Argentina, Costa Rica.
Violeta Parra, Mercedes Sosa e Chavela Vargas.
Non si può fare la rivoluzione senza cantare. Questo il filo rosso che lega le vite e la musica di queste tre donne.
Nel loro canto, sono riuscite ad abbracciare il mondo, intonando i temi universali dell’amore e della lotta, della libertà e del desiderio, della giustizia negata e del cambiamento necessario. Lavinia Mancusi, cantante e polistrumentista, scava nello sconfinato repertorio di queste icone della musica popolare di ogni tempo e paese, torna a dare voce a vite straordinarie, nate nelle periferie della Terra, costrette a fare i conti con la repressione e l’esilio eppure sempre capaci di librarsi al di là di qualunque confine.

 

Gianmarco Perale - Amico mio (NNE)

Tom e Poni, due adolescenti di 13 anni. Il primo nutre per l’altro una amicizia esclusiva e totalizzante.
In classe e agli allenamenti di calcio gli riserva attenzioni costanti, che l’amico ricambia con affetto genuino ma sempre più prudente. Un giorno, per difendere l’amico, Tom spacca il naso a un compagno di classe: finiscono tutti dal preside ed è Tom a pagarne il prezzo. Preoccupata e sola, la madre non riesce a decifrare i comportamenti del figlio e si affida a uno psicologo, ma gli adulti rimangono ai margini del mondo di Tom, convinto che il suo modo di dimostrare l’amicizia sia l’unico possibile. Incompreso e angosciato dalla distanza che Poni comincia a mettere fra loro, Tom si scopre pronto a tutto pur di tenerlo vicino. In questo romanzo vivido e commovente, di dialoghi fittissimi, Gianmarco Perale riesce “con straordinaria delicatezza”, come dice Walter Siti, a raccontare un sentimento nuovo totalizzante, indicibile, che ha i tratti di un’ossessione prepotente e disperata.

Ghebreyesus Hailu – L’ascaro italiano (Tamu ) 

Tequabo, un giovane eritreo di buona famiglia, decide di arruolarsi nell’esercito in cerca di fama. L’esercito è quello di una potenza coloniale, l’Italia, che da anni occupa il suo paese. Un treno lo porterà da Asmara fino alla costa del mar Rosso, e da lì proseguirà in nave verso nord tra lo stupore per la scoperta di popolazioni, città e paesaggi nuovi. Quando però raggiungerà il deserto e si unirà alla sanguinosa campagna militare italiana per la conquista della Libia, per Tequabo il viaggio si trasformerà in un incubo in cui scoprirà l’asprezza del suo duplice ruolo di colonizzato e di strumento di un’altra colonizzazione. La storia racchiusa ne “L’ascaro italiano” è una piccola grande scoperta della casa editrice Tamu di Napoli. Con lo sguardo verso Sud, con un attenta e puntuale scelta editoriale di libri immersi nelle società postocoloniali, nel pensiero femminista e nelle nuove ecologie, Tamu insieme ad Alessandra Ferrini nel contesto del progetto Unruly Connections, ha pubblicato questo libro terminato nel 1927, ancor prima dell’espansione fascista in Etiopia.
Il testo di  Ghebreyesus Hailu non è solo un tassello importante per la storia della letteratura africa, ma una testimonianza unica e preziosa sulla brutalità coloniale e nello specifico del colonialismo italiano, anticipando alcune delle riflessioni postcoloniali sugli effetti psicologici del colonialismo.

 

Masande Ntshanga – Triangulum (Pigdin) 

“Il satellite aveva fluttuato in solitudine nel buio per due mesi prima di ricadere sulla Terra, e questo lo presi come una prova del fatto che le cose alla fine ritornano.
Compresa Mama.”

L’anno è il 2040.  L’Agenzia spaziale sudafricana riceve un misterioso pacco contenente un libro di memorie e una serie di registrazioni digitali di una mittente anonima che sostiene che il mondo finirà entro dieci anni.

Ma da qui si torna indietro, le memorie si perdono nel tempo, partendo dall’adolescenza della narratrice nel 1994. Una ragazza apparentemente alla deriva, alle prese con visioni improvvise di una “macchina” fluttuante e un padre malato che non si è mai ripreso dallo shock della perdita della moglie. Quando tre ragazze del posto scompaiono nel giorno del compleanno di sua madre, la narratrice si convince che ci sia una connessione con la “macchina” e che anche sua madre sia stata rapita. La ricerca di una risposta su cosa sia accaduto veramente, e sul motivo delle proprie visioni e della propria diversità, la accompagna dall’adolescenza all’età adulta, dai quartieri popolari di una cittadina a una megalopoli futuristica, da un laboratorio sotterraneo che effettua esperimenti su persone indigenti a una rete di eco-terroristi.

Lo scrittore sudafricano Masande Ntshanga, già autore di The Reactive vincitore del Betty Trask Award  con Triangulm uscito nel 2019 e pubblicato quest’anno dalla mitica ed eroica PIGDIN, ha realizzato un’opera unica, che mescola elementi del romanzo di formazione, fantascientifico e del mistero, coprendo 40 anni di storia del Sudafrica, dal crollo del sistema delle homeland instaurato dall’apartheid fino a un futuro prossimo del 2040 su cui incombono disastri ecologici.
E senza ombra di dubbio una delle più interessanti scoperte dell’anno.

 

Sayak Valencia – Capitalismo Gore (NERO)

«Ormai la storia contemporanea non si scrive più pensando alle esperienze dei sopravvissuti, ma contando il numero dei morti.»

Probabilmente non molti sanno che nel corso degli anni Ottanta ad essere pionieri del genere splatter/gore, un sottogenere dei film horror in cui si esaltano all’estremo le caratteristiche truculente e scabrose dell'horror, sono un manipolo di registi italiani: Ruggero Deodato che diresse l’iconico Cannibal Holocaust, diventato poi con il tempo un vero film di culto del genere, Lamberto Bava con Demoni prodotto da Dario Argento e Lucio Fulci che già nel 1972 diresse un film molto prossimo al genere dal titolo “Non si sevizia un paperino” tratto da una storia vera raccontata molto bene da Serena Pascarella in Pozzi uscito qualche anno fa per Alegre.
Il cinema horror, apparentemente lontano dall’utilizzo in chiave di comprensione della storia e del presente, in realtà offre molteplici spunti sugli umori e sugli immaginari della società nel momento della loro produzione.
Ad esempio, la figura degli zombie si presenta nel momento in cui esplode in maniera più radicale ed entra in crisi il principio di individuazione. Così come dopo la crisi immobiliare del 2008, si moltiplicheranno i film su case maledette, stregate o possedute, come Paranormal Activity nel 2009.
Utilizzando la categoria cinematografica del gore, l’attivista e intellettuale messicana Sayak Valencia narra quello definisce il lato B dell’economia globale, ovvero l’intreccio tra criminalità organizzata, narcotraffico e uso legittimato della violenza per ottenere status e potere. I corpi smembrati e torturati, il sangue e i cadaveri sono un elemento della realtà quotidiana del Messico e dei luoghi di confine tra Nord e Sud del mondo, ma sono anche una merce di scambio e un prodotto brutale del capitalismo globale e della cultura iper-consumista che ha diffuso. Mentre il prodotto criminale lordo è giunto a sfiorare il 15% del PIL mondiale, è evidente che a circolare liberamente nell’epoca della globalizzazione neoliberista non sono le persone, bensì la droga, le armi, la violenza e il capitale che queste generano. Capitalismo gore mette a nudo le radici storiche, economiche, geopolitiche e culturali di questo modello, Sayak Valencia invita a sovvertirlo da una prospettiva postcoloniale e transfemminista, per opporsi al suo regime di morte e resistere al divenire gore del mondo.

 

Veronica Galletta – Pelleossa (Minimum fax) 

Santafarra si allungava sul mare come una ciucertola. A levante la testa dell’armàle si protendeva fino a Capo Graziano, dove le strade finivano, e rimaneva solo il pensiero della ferrovia.  A ponente l’ultimo battito della coda tuppuliava a Capo Scùttari, unni finevano li scogli taglienti, e la costa si faceva di sabbia e calette. No menzu le case s’ammassavano di strade e di piazze come un cunigghiu ammuccato sano sano, e ancora tutto da digerire.

Santafarra è il paese di Paolina Rasura che nel 1943 a sette anni. Per sfuggire alle prepotenze di un gruppo di ragazzini, Paolino accetta di compiere una prova di coraggio: entrare nel misterioso Giadino di Filippu, un uomo solitario che passa il tempo a scolpire teste. Volti di pietra che convivono fra gli ulivi. Paolino e Filippu si conosceranno e presto tra di loro nascerà un’amicizia e il vecchio diventerà per il bambino un piccolo faro per districarsi in quegli anni complessi che vive la Sicilia, dallo sbarco degli americani fino alle prime lotte per le terre. Intorno a loro si muove il paese di Santafarra, un’intera comunità fatta di antichi segreti, rivalità, spinte al cambiamento e riti sempre uguali. Nei quattro anni che lo trasformano da bambino a ragazzo, Paolino, sempre in bilico fra viltà e desiderio di riscatto, conoscerà il tradimento, la morte, l’amore.

Veronica Galletta, finalista del Premio strega con il precedente romanzo “Nina sull’argine”pubblicato per Minimum, ci racconta un periodo della storia siciliana che è meno lontano di quanto appaia, nel solco dell’ambiguità fra reale e fantastico con una lingua che mescola italiano e dialetto a creare un nuovo impasto.

 

Menzione d'onore 

 

AA.VV. -  Bibbia Queer (EDB Editore)

EDB porta in Italia il commento queer della Bibbia. Basterebbe solo questa frase per destare la critiche e curiosità di molti.
Ed  infatti è bastata perché solo questa frase per accendere le polimiche di chi stizzito ha senteziato "Ci mancava solo la Bibbia secondo cui Gesù renderà queer il mondo"( magari fosse, direi io)

L'operazione culturale della casa editrice EDB ha invece numerosissimi pregi. Prima di tutto quello di tradurre in Italiano testi di studiosi e pastori attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura della Scrittura come non si era mai fatto: un dibattito filosofico e teologico molto presente e consolidato nel mondo protestante, che fino ad oggi ha avuto pochissimo spazio in Italia.
L’attenzione è rivolta sia al modo in cui la lettura da prospettive contestuali influisce sulla lettura e sull’interpretazione dei testi biblici, sia al modo in cui i testi biblici hanno influenzato e influenzano le comunità LGBTQ+. Un testo sicuramente complesso da trattare, per contenuti e dimensioni, ma utile sicuramente per studiosə, curiosə o insegnanti che hanno bisogno di strumenti per dire che la religione non è sinonimo di esclusione e intolleranza. Un testo quindi davvero rivoluzionario, rigoroso, che darà un nuovo volto della Sacra Scrittura.

 

Buona lettura!