Premio Campiello 2009.
Un libro non recente ma sempre attuale. Attuale per la storia di guerra, ahimè, per una storia d’amore struggente e appassionata e per una cercata, mancata e ritrovata maternità.
La guerra qui è quella di Sarajevo, vista da vari punti di vista, tutti drammatici ma tutti diversi. Gemma e Diego sono i protagonisti di questo bellissimo romanzo contemporaneo, un fotografo con la testa per aria e una donna che scopre di essere sterile. Una storia personale ripercorsa in una storia universale fatta di guerra, dolore, sofferenza, orrore, crudeltà. Le descrizioni e le parole a volte sono una ferita a cuore aperto, squarciano l’immaginazione e le accompagni con la carica emotiva di te lettore coinvolto e travolto da quegli eventi.
Gemma non si rassegna ad avere un figlio, lo vuole a tutti i costi. Da qui arriviamo a chiederci molte domande sulla ostica questione: è giusto? Chi sono io per giudicare? Vale tutto pur di avere un figlio? E l’etica che ruolo ha se ancora ne ha uno?
Ritroviamo Gemma a distanza di anni su un aereo con il figlio sedicenne Pietro (sarà suo? Come lo avrà avuto? Non voglio anticipare troppo!), indifferente di andare a visitare Sarajevo, a guerra finita, quella guerra che ha inghiottito anche Diego, suo padre. Ad aspettarli c’è l’amico poeta bosniaco Gojko, una presenza chiave nella vita di Gemma. E così si ripercorre un nuovo viaggio, nei ricordi, nelle emozioni passate ma vive come allora e si capisce che, forse, quel che conta poi, è ciò che resta.
Buona domenica!