NL di Radio Itineraria: una riflessione di Luca Santangelo!
Pubblicato il 13/02/2022


Chi ha paura dello Schwa?

Disclaimer: la piattaforma di scrittura del nostro blog non riconosce il simbolo dello schwa, pertanto non ci è stato possibile inserirlo sotto forma di lettera e l'abbiamo sostituito ove possibile con la sua denominazione. Laddove non abbiamo potuto scriverlo per esteso l'abbiamo sostituito con il numero 3. 

 

Uno spettro si aggira per le pagine di social e giornali: è lo spettro dello schwa.

Come il cattivo di un horror, questo simbolo spaventa a tal punto da costruire una petizione per eliminarlo. 

Ma cos’è lo schwa? Scopriamolo insieme.

 

Se avete un profilo social oppure avete sfogliato un giornale in questi ultimi giorni, probabilmente, vi sarete imbattuti in un terribile “spettro” che si aggira tra le righe online e gli inchiostri della carta stampata: il simbolo schwa. Non è la prima volta che questa "aberrante lettera” riempie le pagine dei giornali e le home dei social.

In molti la descrivono come una “pericolosa deriva”, una “follia”, creazione di una pericolosa “minoranza che pretende di imporre la sua legge” creando un ripugnante artificio linguistico come se fosse uscito da “Fabbrica dei mostri”, popolare serie animata per bambini anni ‘90.
Ma lo schwa, come i dibattiti sulla lingua, sono tutt’altro che uno scherzo.
Quindi partiamo dal principio: che cos’è lo schwa? E perché se ne parla?

 

Iniziamo dall’attualità

Lo scorso 2 Dicembre, in un verbale della Commissione per l’abilitazione scientifica nazionale alla docenza universitaria, viene inserita la lettera schwa all’interno della seguente frase: “ Il giorno 02/12/2021 alle ore 11 si insedia la Commissione nazionale per l’Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professor3 universitario di prima e seconda fascia [...]”

Dopo la pubblicazione di questo documento il professor Massimo Arcangeli, Ordinario di Linguistica italiana all’Università di Cagliari, ha lanciato una petizione sul sito Change.org dal titolo  Lo schwa? No, grazie. Pro lingua nostra  con lo scopo di bloccare la diffusione di questa lettera nei plurali al posto del maschile sovraesteso, cioè l’utilizzo del maschile nella lingua per indicare un insieme composito (il plurale neutro, per intenderci).

Il dibattito sullo schwa, in realtà, è comparso già da qualche anno sui giornali e profili social ed è diventato famoso ad un ampio pubblico, per assurdo,  proprio grazie a editoriali e articoli che ne criticavano l’utilizzo, come racconta la linguista Vera Gheno, autrice del saggio Femminili singolari, in cui spiega l’utilizzo dello schwa, edito dalla casa editrice Effequ, la prima ad utilizzare questa lettera nelle sue pubblicazioni saggistiche.
 

Ma quindi, cos’è questo schwa?                             

Lo schwa è un simbolo della fonetica internazionale o IPA, un alfabeto utilizzato dai linguisti per scrivere tutti i suoni delle lingue parlate da tutti gli esseri umani. Con questo alfabeto si può capire perfettamente come si pronuncia una qualsiasi parola in una qualsiasi lingua.
L’utilizzo dello schwa nell’italiano nasce dall’esigenza di risolvere il problema del riferirsi ad una moltitudine mista, in contesti in cui sono presenti persone con varie identità di genere come le identità non-binarie.
Nel corso degli anni, soprattutto all’interno delle assemblee femministe e LGBTQIA+, si sono adottate molte soluzioni: l’uso dell’asterisco ( car* tutt*), della lettera u (caru tuttu) o l’utilizzo della @ (car@ tutt@), per fare qualche esempio.

 

Ma perché questa esigenza?

Come ci ha detto Vera Gheno nell’intervista che abbiamo realizzato per lo speciale Più Libri Più liberi, “la parola è identità”: le parole dicono chi siamo e la lingua si plasma in base alla società che viviamo. Nominare una cosa vuol dire anche riconoscere l’esistenza e questo è un punto estremamente importante per persone che vivono una vita scarsamente rappresentata in generale. E l’utilizzo dello schwa per rappresentare una moltitudine mista si consolida perché, a differenza degli altri simboli, lo schwa si può pronunciare e quindi può entrare anche in un discorso scritto. Lo schwa, infatti, è un suono mediano, al centro del quadrilatero delle vocali e si fa con la bocca a riposo: il suono di Napul3, in dialetto napoletano, oppure il suono che facciamo quando non sappiamo rispondere a una domanda.

Certo, lo schwa non risolve tutto e ha in sé dei problemi come, ad esempio, il fatto che non è presente su molte tastiere. Ma la vera peculiarità di questa lettera è aver posto un problema: quello della rappresentazione e della convivenza delle differenze.            

In una società animata da movimenti politici che si battono per diritti sociali, per riconoscere ad ognuno il proprio spazio di rappresentazione, la lingua ha un ruolo fondamentale.
E come per tutti i dibattiti sui diritti sociali, lo schwa è solo uno strumento per dare, non per togliere.

Per citare ancora Vera Gheno “La lingua ci permette di sperimentare, ci permette di cercare le formule che funzioneranno meglio per definirci. Credo che una società che vada verso una convivenza delle differenze non ci debba essere nessuno che non può abitare con agio la propria lingua.”

 

Note a margine 

  • Non binario - Detto di persona che rifiuta lo schema binario maschile-femminile nel genere sessuale e, a prescindere dal sesso attribuito alla nascita, non riconosce di appartenere al genere maschile né a quello femminile. 

  • LGBTQIA+ - tutte le persone che per orientamento sessuale, identità e/o espressione di genere, caratteristiche anatomiche non aderiscono agli standard del binarismo cisessuale e dell’eterosessualità – ossia alla netta divisione della specie umana in maschi e femmine, con corrispondenza dell’identità di genere al sesso biologico e con desiderio verso le persone di sesso opposto al proprio. 

 

Per approfondire