NL di Radio Itineraria: "Una piccola Storia" di Donatello Leone
Pubblicato il 28/08/2022


Poche righe per raccontarvi come, durante alcuni giorni di vacanza, una storia – magari qualcuno di voi gia? la conosce – si e? materializzata davanti a noi (ci piace pensare “per noi”) , dopo aver collegato tra di loro due termini contrastanti, un ulivo, un murales e delle tigri.
Per trascorrere una settimana di ferie abbiamo scelto una localita? nei pressi di Roma, Aprilia, questo ci avrebbe permesso di contenere i costi del soggiorno, raggiungendo poi la capitale comodamente in treno; ma anche velocemente i castelli Romani e le localita? di mare, ritirandoci a fine giornata nella quiete della campagna.

Che le notti sarebbero trascorse tranquille lo testimoniava anche il nome della frazione in cui abbiamo soggiornato: Buon Riposo.
Lo stesso nome assegnato alla via percorsa ogni giorno per raggiungere la stazione in cui abbiamo atteso piu? volte il treno per Roma, stazione il cui nome pero? stride ferocemente con quello della toponomastica: Campo di Carne. Lungo questa contorta strada che si inoltra nelle campagne, fin dal primo passaggio, abbiamo notato una indicazione turistica, una semplice freccia direzionale di colore marrone che preannuncia la presenza di un monumento. Le sue dimensioni non permettono di leggere quanto riportato dalla scritta, troppo piccola per essere letta a una velocita? automobilistica, ancorche? moderata, occorre fermarsi appositamente. Cosi? riuscivamo solamente a cogliere un nome, Eric, ripromettendoci sempre di fermarci al prossimo transito. Cosi? abbiamo fatto ogni volta per sei giorni, rimandando ripetutamente di chiarire il perche? due pennoni consentano alla bandiera italiana e a quella europea, la prima leggermente lacerata, di sventolare accanto a un ulivo.

Le giornate sono cosi? trascorse tra passeggiate per le vie capitoline (evitando i mezzi pubblici con l’intento di immergerci appieno nella bellezza di Roma eguagliata purtroppo dalla sua decadenza), pietanze tipiche “de li castelli” e ore di relax al mare, Circeo, Nettuno, Anzio.
E ad Anzio, anche sbadatamente sdraiati sotto un ombrellone, e? impossibile non imbattersi nella Storia, su questa spiaggia sono sbarcati migliaia di uomini – soldati stranieri – per puntare su Roma, occorreva “liberarla”, a qualsiasi costo. E in quei territori tra il mare e Roma, ora coltivati soprattuto a vigne, quel prezzo e? stato pagato con la moneta corrente in tutti i paesi in guerra: la liquidita? del sangue. Quelle campagne sono disseminate dei corpi di coloro che non hanno trovato pietosa sepoltura nei cimiteri militari. Anche sulle lapidi delle loro tombe poggiano le fondamenta della nostra Nazione. Cosi? capisci che quel “buon riposo” non e? augurato alle membra di stanchi turisti, ma alle anime di quanti hanno lasciato i loro corpi in quel “campo di carne”, a migliaia, tanto da ricorrere ai bulldozer per sgomberarli.

Il riverbero di questi avvenimenti impedirebbero di considerare questo litorale luogo di svago, ma il tempo scorre indifferente, fortunatamente le tragedie si superano e, purtroppo, la Storia si dimentica.
Qui ad Anzio trascorriamo la nostra ultima serata vacanziera, cena a base di pesce e passeggiata verso il porto, parossisticamente affollato dai frequentatori dei numerosissimi locali. Durante i nostri quattro passi inevitabile non notare l’enorme murales che ricopre l’intera fiancata di un alto edificio, una decina di metri di parete a sfondo blu in cui spiccano i volti del notissimo attore e regista Carlo Verdone e della rock star Roger Waters, entrambi insigniti della cittadinanza onoraria. Facile supporre come mai l’erede di Alberto Sordi come ambasciatore della romanita? cinematografica abbia ricevuto tale riconoscimento, un po’ piu? misteriose le motivazione per cui l’effige del fondatore di uno dei piu? celebrati gruppi rock spicchi nel centro di una cittadina laziale, al di sotto, sia chiaro, di quella di Verdone.

All’indomani, giorno della partenza, rimandiamo di chiarire come mai ad Aprilia ci siamo imbattuti nello sconosciuto Eric e ad Anzio nel famosissimo Roger. Anche l’ultima notte trascorre in un buon riposo, tanto da svegliarci molto presto cosicche? quando ci dirigiamo verso il monumento dedicato a Eric, glielo avevamo promesso, campo di carne appare ancora piu? tranquillo. Fermiamo la macchina, ne discendiamo, e nel farlo, li sul ciglio di quella sperduta via di campagna dove per sette giorni non abbiamo praticamente mai incontrato nessuno, leggiamo finalmente per intero il nome riportato su quella semplice freccia attaccata a un palo: Eric Fletcher Waters, il papa? di Roger.

Una piccola storia, una vicenda della Storia, una delle tante tragedie che costellano la Storia, ha deciso di raccontarsi a noi che la ignoravamo, facendoci imbattere nei suoi frammenti, incontrati casualmente e poi ricomposti.

Ci siamo accostati con riverenza a quel semplice monumento, un ulivo circondato da una pietra circolare, affacciato su un orizzonte di piante da frutto. Un tabellone leggermente defilato narra gli ultimi terribili momenti nei quali “i soldati della compagnia Z che combattevano infossati nel fango gelido a pochi metri dalla linea nemica nella vana attesa di rinforzi, vennero travolti dal fuoco dei carri armati tedeschi Panzer Tiger”.

In quella battaglia peri? il giovane sottotenente dei Fucilieri Reali Britannici Eric, il 18 febbraio del 1944, in quel preciso punto in cui sorge il monumento, secondo un soldato inglese sopravvissuto che poi ha dedicato l’intera vita alla ricostruzione di quelle battaglie, per rendere onore alla storia di ogni singolo caduto.

Roger non aveva nemmeno un anno ma e? sempre vissuto nel mito e nel dolore per la morte del padre, dolore che ha ispirato il testo della canzone dei Pink Floyd When the tigers broke free, in cui la strofa finale immortala gli ultimi momenti della vita di suo padre e dei suoi compagni:

It was dark all around
there was frost in the ground
when the tigers broke free.
And no one survived
from the Royal Fusiliers Company C. they were all left behind,
most of them dead
the rest of them dying.
And that’s how the High Command took my daddy from me.
from me!

Era nero tutto intorno ghiacciato il terreno
quando le tigri irruppero
E nessuno sopravvisse
dei Fucilieri Reali Compagnia C tutti loro vennero abbandonati, la maggior parte morti

e i restanti morenti.
E fu cosi? che l’Alto Comando porto? via il mio papa?
da me!