NL di Radio Itineraria: arriver
Pubblicato il 20/03/2022


Sono da poco passate le 7:15. Il sole è già alto, ma ancora non riscalda. C’è chi sta facendo colazione, chi è già uscito per andare al lavoro ed è comunque rimasto bloccato nel traffico e chi invece aspetta, forse invano, un pullman perennemente in ritardo.

Ma alle 7:15 di quel 19 Marzo 1994 ci sono anche tre persone il cui incontro avrà un impatto sulla vita di tutti. C’è un prete che in sacrestia si sta preparando a celebrare la messa. E’ il giorno del suo onomastico e sa che molti dei suoi parrocchiani si fermeranno per fargli gli auguri. E’ parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, paese della provincia di Caserta, diventato famoso per essere il centro nevralgico degli affari del clan legati al boss Francesco Schiavone detto Sandokan.
Il prete, in quegli anni, è sempre stato vicino alla sua comunità opponendosi ai tentacoli del potere dei clan, soprattutto quando, nel Natale del 1991, diffuse in tutte le parrocchie di Casal di Principe e in alcune di Aversa una lettera dal titolo “Per amore del mio popolo non tacerò” in cui cercava, insieme ad altri parroci di smuovere le coscienze contro il sistema criminale. Il suo nome è Don Giuseppe Diana.

Ma ci sono altre due persone, due uomini, quel 19 Marzo 1994 a Casal Di Principe quando sono da poco passate le 7:15. I due si stanno dirigendo in fretta verso la chiesa di San Nicola. Alle 7:20 entrano nella sacrestia della chiesa dove trova Don Diana. Uno tira fuori una pistola 7.65 e spara. Cinque proiettili. Tutti colpiscono Don Diana che muore sul colpo.

I giornali locali, subito dopo l’omicidio, proveranno a screditare la figura di Don Diana, come affiliato ai clan o implicato in una vicenda carnale. Ma la mobilitazione della società civile diede giustizia al lavoro civile e religioso di Don Diana contro il potere mafioso.

Il nome di Don Giuseppe Diana è uno dei tanti nomi che ogni 21 Marzo, il primo giorno di Primavera, viene ricordato nella “Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che dal 1996 Libera, l’associazione e numeri contro le mafie, celebra in tantissime città italiane.

Dal 2017, con un voto unanime della Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce a livello nazionale il 21 Marzo come “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.

“Dobbiamo ricordarli per nome: un nome è lo scrigno della nostra unicità e diversità. Ogni nome racchiude storie, speranze, incontri, emozioni – dice Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera in merito al 21 Marzo – Sperare si declina soltanto al plurale.
Singolarmente possiamo al massimo decidere che le cose cambino, ma è solo il “noi” a trasformare il desiderio in speranza e la speranza in impegno per realizzarla. La speranza è un cammino da percorre e, prima ancora, da tracciare insieme. La speranza è di tutti o non è speranza.”

 

Per approfondire o avere informazioni sulla Giornata della memoria e dell’impegno visita il
sito vivi.libera.it

 

Ci vediamo nelle piazze di tutta Italia!