Come lo scorso anno, a luglio, Maria Chiara ed io non abbiamo perso l’occasione di trasferirci per una decina di giorni ad Avignone per assistere ad alcuni spettacoli del Festival teatrale, a nostro avviso, più interessante d’Europa.
Dal 1947 la città dei Papi offre un ventaglio di proposte teatrali, di danza, musica e anche cinema alle decine di migliaia di turisti che la raggiungono da ogni parte del continente. In particolare da quando al Festival ufficiale si è “affiancato” il Festival Off, il VERO Festival, capace di offrire al pubblico oltre 1400 spettacoli al giorno nei 138 teatri ricavati in ogni angolo della città antica.
L’ho voluto definire “vero” Festival perché, come potete immaginare, noi non siamo per nulla attratti dagli spettacoli ufficiali, lanciati in pompa magna da una stampa compiacente che spesso spaccia per capolavori dei progetti mangiasoldi, megalomani e autoreferenziali. Lo è stato per esempio lo scorso anno la Trilogia Cadela Força – Capitolo I “La Sposa e Buonanotte Cenerentola” di Carolina Bianchi, artista brasiliana che, turbata dalla notizia dello stupro e della morte dell'artista italiana Pippa Bacca, ha messo in scena la sua narrazione di uno stupro seguito da un femminicidio. Unico risultato: aver stuprato una storia drammatica per appagare il proprio esibizionismo. Dopo una annunciata tournée mondiale lo spettacolo è approdato anche a Milano lo scorso febbraio.
Ma torniamo all’edizione 2024. Nella versione OFF, ovviamente, visto che del Festival ufficiale non eravamo interessati a vedere nemmeno uno spettacolo, quest’anno.
La Parata inaugurale, dove tutte le compagnie sfilano tra due ali di folla lungo le strade della città antica, rappresenta un catalogo umano della enorme offerta culturale del Festival, permettendo a ciascuno spettatore di entrare in contatto con i personaggi degli spettacoli parlando a tu per tu con attori e attrici che si promuovono personalmente. Questo momento, imperdibile, viene poi riproposto individualmente lungo tutto il mese di luglio nelle strade e nelle piazze della città dalle compagnie desiderose di vedere il proprio spettacolo affollato di pubblico.
La formula è questa: ogni giorno la stessa Compagnia ripropone il proprio spettacolo nello stesso teatro, alla stessa ora (ad eccezione di un giorno di riposo alla settimana) e durante il giorno deve fare di tutto per catturare pubblico andandoselo a cercare in giro per la città. I biglietti di ingresso vanno dai 15 ai 25 euro e sono previste riduzioni per chi sottoscrive la tessera del Festival. Gli spettacoli si susseguono ininterrottamente dalle 9 del mattino a mezzanotte.
Personalmente abbiamo avuto modo di vedere anche quest’anno spettacoli di altissimo livello artistico, culturale e poetico incappando però anche in progetti incompleti e un tantino velleitari…
“CLIMAX” uno spettacolo musical-burlesque della compagnia francese Zygomatic che utilizza la risata per far riflettere sul tema del cambiamento climatico. Ci riesce perfettamente. Bravi gli interpreti, originale la messinscena che spazia dal teatro alla danza, dal canto al mimo. Consigliato.
“BAJAZZO INVASION”, un perfetto esempio di anarchia in scena nello spettacolo della compagnia tedesca diretta da Bernd Busch, clown di grande esperienza e straordinaria abilità circondato da tre artisti che garantiscono un divertimento smisurato. Definito “clowneria per adulti” abbiamo visto che coinvolge magistralmente spettatori di tutte le età.
“SINCE 1994”, spettacolo di circo contemporaneo, messo in scena dalla compagnia taiwanese Eye Catching Circus è stata un piacevolissima sorpresa: giovanissime artiste danzatrici-acrobate smontano gli stereotipi di genere, del circo e della Società, con una perfezione tecnica ed un’urgenza politica che trasudano da ogni poro. Siamo andati a vederlo per omaggiare una compagnia taiwanese - visto che Taiwan è Paese invitato d’onore dell’edizione 2024 del Festival - e ne siamo stati letteralmente travolti!
Poi è stata la volta di “UNA DONNA SOLA” testo di Franca Rame e Dario Fo portato in scena dall’attrice francese Sylvia Delagrange. Brava. Il testo è molto noto al pubblico italiano per il suo contributo politico all’emancipazione femminile o meglio all’abbattimento, attraverso la comicità teatrale, delle barriere culturali che da sempre hanno discriminato l’universo femminile. D’altronde tutto il Teatro “civile” di Fo e Rame punta a obiettivi come questo. Sylvia Delagrange, capace e sicura in scena, non ha però colto l’essenza comica del teatro di Dario e Franca affrontando il testo con alta tensione drammatica e perdendosi una quantità di risate che avrebbe fatto imbestialire gli autori-interpreti originali. Nel complesso il testo, purtroppo, regge per la sua grande attualità ma non viene comunicato, a nostro avviso, nella giusta modalità.
“SCOTLAND”, grande successo della precedente edizione del Festival di Avignone, uno spettacolo tutto scozzese messo in scena da The Latebloomers – I Ritardatari una compagnia internazionale di artisti provenienti da Regno Unito, Svezia e Australia cresciuti alla scuola parigina di Jacques Lecoq. Lo scorso anno ce lo eravamo perso e questa volta ci siamo procurati i biglietti fin dal primo giorno. Ottimo ritmo, trovate originali, personaggi ben costruiti ma non proprio “fenomenale” come era stato descritto dalla stampa.
E qui viene il capolavoro: FILOMENE ET FELIX, con lo spettacolo “IMPROMPTU” ci hanno davvero stregati, impossessandosi di tutti i nostri sentimenti più belli e restituendoceli senza parole o quasi. Qui non si tratta di giovani e talentuosi debuttanti con una grande idea e un entusiasmo travolgente. Qui c’è l’arte e la professionalità di chi ha dedicato la propria vita al teatro e alla ricerca della perfezione comunicativa. Uno spettacolo fatto di niente e che racchiude tutto. Un clown che si trucca in scena presentando il suo lavoro e un concentrato di poesia chiamato Filomène che si fa spazio dentro l’anima di ogni spettatore con un’attitude che definirla “simpatia” non le rende giustizia. La Compagnia Le voyageur debout, giunta alla 750esima rappresentazione, gira il mondo con una pièce capace di emozionare grandi e piccini e di accompagnarli per mano nel mondo della loro poetica. Da rivedere anche il prossimo anno!
E ora viene lo spettacolo che abbiamo deciso di rivedere perché lo scorso hanno è stato capace di emozionarci, di farci riflettere, di farci ridere fino alle lacrime e poi ripiombarci in una tenera nostalgia che ci ha riportati all’infanzia, ai sentimenti veri, alle radici… Stiamo parlando di “IL CORO DI BABELE” della italianissima Compagnia Barbe à Papa Teatro: cinque attrici e attori siciliani che raccontano la storia di altrettanti migranti italiani diretti nella grande capitale europea di… “Babele”. Nei loro emozionanti racconti un continuo intreccio di malinconia, nostalgia, grande divertimento e amori impossibili. Un incedere incalzante e a tratti irriverente quello delle loro storie, di chi lascia una casa per trovarne un’altra; di chi lascia una famiglia per formarne una nuova. “Dov’è casa tua?” si chiedono interiormente i cinque personaggi coinvolgendo gli spettatori uno ad uno. Uno spettacolo in italiano sottotitolato, come facevano Dario Fo e Franca Rame nelle tournée estere, attraverso una piccola proiezione della traduzione in francese su una quinta del palcoscenico.
Una riflessione dedicata ai giovani che sognano di trasferirsi nel mondo per dar vita ai propri sogni e dedicata anche a chi resta, alle loro famiglie, affinché conoscano i sentimenti che accompagnano queste difficili scelte. Distribuito in tutta Italia, da non perdere assolutamente!
“MARCELLE LA PUCELLE”, dell’attrice Karin Larivière, una moderna don Chisciotte al femminile che si batte per salvare l’umanità. Poetica e disarmante nella sua precaria determinazione nell’assurdo proposito.
Ed ora il grande talento comico e affabulatorio di un artista romano, Pietro Quadrino, cresciuto all’Accademia di Arte drammatica di Parigi. Ne “LES FABLIAUX” lo spettacolo messo in scena con la regia di Savino Maria Italiano, le affabulazioni attingono al patrimonio culturale del miglior teatro italiano rubando a piene mani dal repertorio e citando durante la scena le vittime dei loro furti e plagi. Tra questi Dario Fo del quale si intravede - e a volte addirittura si riconosce pienamente - La fame dello Zanni, Il Matto alla croce, Il Bonifacio VIII… L’interprete, Pietro Quadrino appunto, si è trovato, nella replica cui abbiamo assistito noi, a dialogare teatralmente con uno spettatore speciale in prima fila: l’inviato del Vescovo di Avignone delegato alla cultura della Diocesi, che tra una risata e uno sguardo al cielo ha goduto lo spettacolo fino all’ultimo minuto, non senza un certo imbarazzo… Un’interpretazione straordinaria con un ritmo frenetico e una risata dietro l’altra.
Ultimo spettacolo degno di nota tra quelli cui abbiamo assistito è “BLUFF!”, ospitato da uno dei tendoni circensi dell’adiacente Festival di VILLENEUVE EN SCÈNE, cui non si può non dedicare un paio di serate quando si viene ad Avignone. Lo spettacolo è una esplorazione collettiva del disequilibrio di un gruppo di acrobati e musicisti che lavorano nel circo. La pista letteralmente gira, si inclina e pare decollare mentre gli artisti si esibiscono, cantano, recitano e fanno acrobazie in questo spazio completamente instabile. Bella l’idea dell’accoglienza che, essendo parte non dichiarata dello spettacolo, introduce gradualmente gli spettatori in questa pazza famiglia di circensi dalle grandi abilità.
Che altro dire? L’anno prossimo faremo di tutto per essere nuovamente qui a “riempirci gli occhi di parole” come cantavano Dario e Franca nella colonna sonora dei loro spettacoli. E speriamo di avervi fatto venir voglia di scoprire o ritrovare questo straordinario momento di teatro collettivo che è il Festival di Avignone.
Bon Festival!