Il potere dei senza potere - di Franz Di Maggio
Pubblicato il 19/11/2023


IL POTERE DEI SENZA POTERE E IL BARDO DELLA POLEMICA - CARO MORGAN, SONO D'ACCORDO!

di Franz Di Maggio, in diretta su radioitineraria.it il lunedì dalle 21:00 alle 23:00 - “the 8th NighTRain”

 

Chi mi conosce sa che con Marco Castoldi a.k.a. Morgan abbiamo spesso avuto pareri divergenti su molte questioni, ma sa anche che la sua preparazione culturale e musicale sono per me fuori discussione.

Per prima cosa, caro Marco, se non alzi la voce, ti ascolto più che volentieri.

E se capita - com'è capitato una notte - parlando di Enzo Jannacci, ci divertiamo pure in una curiosa disfida a suon di versi del grande “dutur”...

Ho posto molte volte l'accento sull'inadeguatezza del business system italiano della discografia.

E mi fa piacere che chi ci sguazza, pur con una punta di piccata dignità, esprima il proprio dissenso smarcandosi su tante brutte, bruttissime scelte compiute in questi anni, che hanno schiacciato talenti autentici favorendo in modo spesso nepotistico e clientelare altri che di talento forse avevano solo la capacità di costruirsi un'immagine (che è già qualcosa, tutto sommato, ma che non basta per renderti un buon musicista).

Certo il linguaggio che Morgan usa e gli esempi che porta non sono certo né gentili né politicamente corretti. Ma tant'é, nello show business di oggi (e Morgan c'è dentro fino al collo, dovendo X Factor recuperare la sua preziosa presenza dopo che la porta era stata sbattuta con violenza) si vive più che di contraddizioni, di voci alzate.

Non sto dicendo che sia un esempio da seguire, beninteso: sto dicendo che il personaggio Morgan riesce a portare in scena la distonia tra il mondo in cui vive e la cultura che non io, povera cimice (le zanzare, si sa, sono altre) ma un gigante della musica italiana gli riconosce: Ivano Fossati.

E portando in scena questa distonia, aiuta a riflettere.

Come se - dato che in qualche modo e da qualche parte la storia si ripete, anche se su uno spartito diverso - non avessimo avuto in passato eloquenti esempi. Quando Pasolini nei suoi “scritti corsari” su un giornale del potere difendeva i poliziotti dai giovani manifestanti violenti fu sotterrato di insulti. Quando il Partito comunista portoghese arrivò a chiedere a Saramago se intendesse continuare a fare il vicedirettore di un quotidiano di destra pur avendo in tasca la tessera del partito. Direte, ma i tempi sono cambiati, e non puoi paragonare Pasolini e Saramago a Morgan. Ma nemmeno posso paragonare De Gasperi e Andreotti (tanto per stare al centro del potere) con gli attuali governanti. Piaccia o meno sono equazioni.

Se “il potere dei senza potere” (cit. Havel) è ridotto a sacche di resistenza civile e morale (restando in ambito musicale chiedetevi come si sopravvive rimanendo indipendenti dal mainstream o comunque dagli “influencer” di vario genere e tipo), non è forse una buona idea riuscire a instillare dubbi stando dentro al grande gioco, almeno per chi può, partendo da posizioni forti?

Ed è questa un'abilità che riconosco a Morgan: lui in questa melma si diverte e torna alla fine sul grande punto: l'indipendenza e l'autonomia dell'artista dal potere.

Contraddizione in termini la sua presenza a X-Factor, dite?

La realtà dei fatti è che al “sistema-cannibale” dei media Morgan serve, eccome. Fa numeri, ascolti.

Vorrei porre l'accento su questa problematica: oggi stare dentro il “sistema” radiotelevisivo mainstream (per dircela chiara quel sistema che ti paga per fare il tuo lavoro, a qualsiasi livello, dal musicista top al fonico della sgarrupata radio di parrocchia) costa questo sacrificio: devi urlare, possibilmente creare polemica se non scandalo, oppure asservirti e appiattirti completamente prima che la censura faccia la sua parte.

Morgan tocca nell'articolo che citavo - e che potete consultare nel link sotto - un altro problema, quello della critica. Perché è vero, e me ne sono accorto guardando una sera X Factor (lo confesso, ho commesso questo peccato) che i giudizi che Morgan dà, al netto del puro show business al quale deve per forza compiacere pena l'esserne escluso, hanno comunque dei contenuti artistici stimolanti.

Lo sapevate che le prime otto canzoni arrivate in testa allo scorso Sanremo sono opera dello stesso autore?

A Morgan viene il dubbio della cancel culture, e non è mero complottismo, specie per chi conosce questa macchina infernale. Sto parlando di tante amiche e amici cantautori e interpreti, esclusi perché non asserviti a quelle che Morgan chiama lobbies. Sono solo sf*gati? Ne avrei una lista molto lunga, con titoli di studio a pieni voti in accademie e/o tournée all'estero in prestigiosi festival. Per quel poco che mi compete metto tutte e due le mani sul fuoco sulle loro capacità e attributi culturali. O, forse, il problema è, per dirla col Morganpensiero, “semplicemente un’industria discografica limitata e clientelista che proprio perché gestita da chi non distingue musica dal farci-toast commissiona la scrittura delle canzoni sempre agli stessi quattro, con tutta la gente che c’è in giro, ma quei quattro gli fan comodo perché magari si mette pure nel toast una fettina di ritorni di diritti editoriali, e poi come per magia diventano delle grandiose hit in un battibaleno pezzi che molto sinceramente non sanno di nulla ma vengono pompati in radio? No? Al massimo una volta, due, ti capita di scoprire che un pezzo di Patty Pravo lo ha scritto Fossati, bon, ma non è che Fossati poi scrive altri sette pezzi dello stesso Festival, e stiamo parlando di Fossati, non so se mi sono spiegato...”

Bravo, bene, bis! Forse non ti vedremo più a X-factor caro Marco, ma per Diana, anzi per Annalisa, gliele hai cantate chiare!

Questa settimana anche Morgan nella nostra playlist “LAPIS LAZULI”

 

Qui potete leggere l'articolo da cui ho tratto ispirazione per questo testo: Morgan all’autore di Bellissima di Annalisa: “I dozzinali si autobattezzano The King”. E sull’industria discografica: “Limitata e clientelista” - MOW 

 

Buon fine settimana!