Immaginate un normale venerdì sera nei sobborghi di una grande metropoli come Buenos Aires. È il 13 marzo 2015, sono circa le 18:00 e Daiana Ayelén Garcìa, una ragazza di 19 anni, si sta preparando per un colloquio di lavoro che si terrà di lì a poco nel quartiere Palermo, residenziale e benestante. È un’ottima opportunità per lei, così giovane. Piena di speranze ed entusiasmo chiama un’amica, Paula, per invitarla a cenare insieme quella sera stessa, probabilmente vuole festeggiare. Dovevano incontrarsi alle 21:00, ma Daiana non arriverà mai dalla sua amica. Il corpo seminudo, senza vita, di Daiana verrà ritrovato la mattina seguente da un operaio sul ciglio della strada.
In risposta all’ennesimo femminicidio, giornaliste, scrittrici, artiste ed attiviste argentine hanno organizzato una maratona di lettura a Buenos Aires. In questa occasione è stato ripreso un verso della poetessa messicana Susana Chavez, anche lei vittima di femminicidio, per protestare contro l’escalation di violenza contro le donne. La poesia recitava <<Ni una mujer menos, ni una muerta mas>>, ovvero non una donna di meno, non una morta di più. Da qui prende il nome il movimento femminista globale che tutte e tutti conosciamo: Ni Una Menos, Non Una Di Meno.
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Da quel momento in poi, ad ogni femminicidio è seguita una protesta, una risposta chiara delle donne argentine che hanno detto basta alla violenza, portando in piazza ideali di parità e giustizia sociale. Ne è un esempio il caso della 14enne Chiara Pàez, uccisa dal fidanzato perché era rimasta incinta, a cui il 3 giugno 2015 sono seguiti cortei e mobilitazioni che hanno visto coinvolte 120 città argentine, e che hanno dato vita ufficialmente al movimento, al grido <<Vivas nos queremos!>> ci vogliamo vive. Non solo non vogliamo essere uccise, ma vogliamo vivere, vivere come vogliamo noi. Un po’ come hanno fatto le operaie americane all’inizio del secolo scorso quando rivendicavano: <<vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose!>>, vogliamo il necessario per sopravvivere ma anche la possibilità di godere delle cose belle della vita.
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Con il femminicidio di Lucìa Perez, avvenuto il 12 ottobre 2016, sempre in Argentina, la protesta si è fatta globale. Uccisa, con metodi usati dai colonialisti, proprio lo stesso giorno dell’anniversario della conquista delle Americhe, ha provocato mobilitazioni in molti dei paesi del Sud America e in Spagna.
Sulla scia dello sciopero generale delle donne avvenuto in Polonia, pochi giorni prima, per contestare il divieto di abortire, lo sciopero femminista del 19 ottobre 2016 viene ricordato come “mercoledì nero”.
In vista del 25 Novembre 2016, giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di genere, anche in Italia è nata Non Una Di Meno, che il 26 Novembre 2016 ha portato in piazza a Roma oltre 200.000 persone da tutta Italia. Il giorno seguente si è riunita nella capitale un’assemblea nazionale del movimento che ha dato il via ai lavori dei 9 tavoli tematici permanenti che hanno portato alla stesura di un dettagliatissimo “Piano Femminista contro la violenza sulle donne e la violenza di genere” che ha visto la luce circa un anno dopo.
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Per l’8 marzo 2017, le argentine hanno indetto uno sciopero internazionale delle donne. Sciopero dal lavoro produttivo, certo, ma soprattutto dal lavoro riproduttivo e di cura, che da sempre gravano sulle spalle delle donne e non vengono riconosciuti. A scendere in piazza persone da 54 Paesi del mondo. È stato il primo, vero, sciopero globale.
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Da questo giorno in avanti, ogni anno, sempre più paesi nel mondo, il 25 Novembre e l’8 Marzo, si riversano nelle piazze per reclamare, all’unisono e trasversalmente, la parità dei diritti tra uomini e donne, il riconoscimento della violenza di genere e la sua eliminazione, la visibilizzazione di tutte le soggettività oppresse e la loro autodeterminazione.
Buon fine settimana!