Attraverso le macerie dell’uragano storico - di Luca Santangelo!
Pubblicato il 04/12/2022


Da due punti di vista differenti il libro “La fine della fine della storia” di Houchuli, Hoare e Cunfliffe e il film “Ok boomer” di Pannone e Gropplero, riflettono sul nostro presente in macerie, provando a capire l’origine del crollo.

 

Il 14 Marzo del 2020 pubblico il primo episodio di “Nella città contaminata”, un piccolo diario-sonoro di quei giorni che sembravano così segnanti, avvilenti, devastanti. Avevo l’irrefrenabile esigenza di conservare quei momenti.

Scrissi queste poche righe di presentazione:

Ci sarà un mondo prima e un mondo dopo dicono in tanti. E probabilmente è vero. Il virus ha portato alla luce tutte le contraddizioni, le fratture e le crepe del nostro mondo che prima non vedevamo o non volevamo vedere. Sarà importante ricordare queste giornate per capire, in futuro, come siamo arrivati al mondo che ci aspetta.”

Mai mi sarei aspettato tutto quello che c’è stato dopo, che mi aspettava dopo.

 

Nella prefazione dell’edizione italiana del libro La fine della fine della storia, uscito lo scorso 30 novembre per Edizioni Tlon, Mattia Salvia, ideatore del progetto di ricerca Iconografie su cultura, estetiche ed eccentricità del presente, autore del libro Interregno (NERO, 2022) cita un passaggio di una lettera dal carcere di Antonio Gramsci a Giulia Schucht del 1930, in cui dice di sentirsi come “un fuscello in mezzo all’uragano della storia”.

Una sensazione che probabilmente, scrive sempre Mattia Salvia, abbiamo provato anche noi di fronte ai rapidi e significativi eventi degli ultimi anni: dalle piazze piene di manifestanti del 2019, come quelle di Hong Kong o dei Fridays for Future, alle strade deserte del 2020 durante i lockdown pandemici fino all’assalto di Capitol Hill dei sostenitori trumpiani il 6 Gennaio 2021 e l’inizio della guerra in Ucraina nel 2022.
Eventi che danno il colpo di grazia alla “fine della storia”, quel periodo nato dopo il crollo del Muro di Berlino che prende il nome dal libro di Francis Fukuyama La fine della storia e l’ultimo uomo.

Il politologo statunitense interpreta il post-Guerra Fredda come il trionfo del liberismo nello scontro sui metodi di organizzazione delle società umane, una volta venuto a mancare - con il crollo dell’Unione sovietica - il socialismo, suo unico competitore e nemico. Più che esaltare il liberismo, Fukuyama ne constata il successo.

Alex Hochuli, George Hoare, Philip Cunliffe, autori del podcast di politica globale Aufhebunga Bunga, provano a costruire una periodizzazione storica di questa “fine della storia”, attraverso tre fasi chiave: la crisi economica del 2008, la “rivolta populista” nel 2016 con la presidenza di Donald Trump e la pandemia del 2020.

Un’epoca in cui abbiamo vissuto e che già non c’è più e di cui l’Italia è la più grande interprete. Secondo gli autori, infatti, l’Italia rappresenta il “paese del futuro” perché tutto quello che poi è avvenuto a livello globale, in Italia era già successo. Come scrive sempre Mattia Salvia nella prefazione, “l’Italia è insomma un grandissimo laboratorio politico, in cui vengono elaborate tendenze destinate a universalizzarsi – come la crescente disorganizzazione del quadro politico e l’istituzionalizzazione del populismo.”

Quasi contemporaneamente all’uscita dell’edizione italiana del libro dei Bungacast, viene presentato nella sezione conflitti e idee al 40esima edizione del festival del cinema di Torino, Ok boomer film documentario di Gianfranco Pannone e Andrea Gropplero di Trottenburg.

Nel corso del lockdown del 2020 Gianfranco Pannone ritrova una vecchia cassetta video in cui all’interno ci sono le immagini di un viaggio a Berlino del 1990 insieme all’amico Andrea Gloppero e a Diletta, aspirante attrice.
I due, giovani studenti del Centro Sperimentale, attraversavano in quelle immagini le macerie di un mondo che sembrava trasformarsi, per loro, in meglio, prima di mostrarne il volto più feroce.

La riflessione dei due registi parte proprio dall’inizio della “fine della storia” e da come questa abbia trasformato un presente con dei muri, concreti o fittizi, irrimediabilmente più alti e resistenti di quello crollato nel 1989. Una riflessione sul presente in macerie, nata dal confronto con una generazione, quella post-1989, cresciuta in questo “futuro mai nato” e rappresentata da Costanza e Adele, rispettivamente figlie di Gianfranco e Andrea. Un confronto/scontro con la generazione della “fine della storia”, che gira intorno all’espressione Ok boomer, nata a metà degli anni 2000 ed esplosa nelle piazze dei Fridays for future nel 2019, come atto di accusa alle precedenti generazioni per aver ridotto così il mondo.

“Quando Costanza, mia figlia, dice che le abbiamo tolto anche la parola 'boomer' - spiega Gianfranco Pannone in un articolo di Carlo D’Acquisto su Cinecittà News - sintetizza un senso di impotenza di guardare a un mondo davanti a sé. Noi ce l’avevamo, loro ce l’hanno molto più limitato. Quello che ci avvicina è questa volontà di camminare insieme. Il problema non è più solo lamentarsi, ma acquisire consapevolezza di quello che non è stato fatto e di quello di terribile che è stato fatto, e sapere che questi ragazzi non vanno lasciati soli. Alla soglia dei sessant'anni sento la responsabilità di accompagnare mia figlia in un mondo che può essere anche migliore, dandole anche un po’ di quella speranza che avevo io alla sua età”.

Fare i conti con l’essere boomer, come sostiene Gropplero di Troppenburg in un'altra intervista, non si tratta di un senso di colpa, ma una presa di coscienza, un’assunzione di responsabilità per come è diventato il mondo, in un processo che nelle generazioni precedenti è mancato.

La fine della fine della storia Ok boomer sono un dialogo a distanza sul nostro presente. Non si tratta di trovare una soluzione, ma di porsi delle domande, nel tentativo di superare illesi l’inevitabile e devastante uragano storico. 


Nota a margine:

La newsletter è uno strumento che fin da subito noi di Radio Itineraria abbiamo utilizzato per essere più vicini ai nostri ascoltatori, per fornire approfondimenti, idee ed analisi che andassero oltre le trasmissioni radiofoniche. 

È per questo motivo che ho deciso di rendere questa rubrica, Diario Cult, uno spazio aperto anche alle considerazioni e ai commenti di voi lettori. 

Prendendo spunto da questo ultimo articolo, mi piacerebbe poter dialogare con voi per capire il nostro presente, con le caratteristiche di questa rubrica, attraverso l’analisi di quei prodotti culturali che lo rappresentano, lo plasmano e lo hanno generato.

Chiunque voglia inviare idee, riflessioni, interventi e/o domande può scrivere, da oggi, a radioitinerarialatina@gmail.com con oggetto “Diario Cult risponde”.


A presto,
Luca