I podcast di "SPAZIOUBICK"

Quando il potere brandisce il Vangelo: Padre Giulio Albanese smaschera la politica della fede

16/02/2025

Le Leggi fondamentali della stupidità umana erano elencate in un libro di Carlo Cipolla ci insegnano che il potere e l’irrazionalità spesso vanno a braccetto. Ma cosa succede quando la politica si ammanta di fede, quando i leader brandiscono crocifissi senza farsi carico della giustizia e della solidarietà? La dottrina sociale della Chiesa, che un tempo scuoteva le coscienze, sembra oggi congelata. Eppure, una cattiva politica può essere un peccato.

Per aiutarci a riflettere su questi temi abbiamo con noi uno dei più acuti pensatori del cristianesimo contemporaneo, Padre Giulio Albanese. Missionario, giornalista, esperto di geopolitica e vicino a Papa Francesco, che lo ha nominato direttore delle Comunicazioni Sociali e della Cooperazione Missionaria del Vicariato di Roma. Padre Albanese ci ha rilascitao in questa intervista, un'analisi imperdibile che si preannuncia sconvolgente.
Quando la fede viene strumentalizzata per giustificare l’intolleranza, quando il potere decide chi è degno di aiuto e chi no, cosa resta del messaggio evangelico?

E soprattutto: possiamo ancora credere in una politica capace di farsi carico del bene comune?

Ascolta il podcast con questa occasione straordinaria di sentire la voce di Padre Giulio che ci guida nella comprensione del presente, una riflessione che può essere condivisa nelle scuole con studenti di ogni età e cultura.

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Filippo Romeo - La Successione per Evitare Conflitti

16/02/2025
Parliamo di successione ed eredità: un gesto per prevenire conflitti e dolorose spaccature.
 
Parlare di eredità non è comune nel podacst SpazioUbick, né tanto meno sulla newsletter di Itineraria.
Tuttavia, affrontare temi che solitamente si evitano per scaramanzia o disagio è un segno di civiltà.
Organizzare in anticipo il proprio patrimonio, pur sembrando un tema materialistico e distante, è un atto di amore e responsabilità verso i propri cari, come ci spiega l’esperto oggi nostro ospite: Filippo Romeo, dottore commercialista esperto in fiscalità privata e societaria. Ma prima, lasciate che condivida un’esperienza personale che mi ha fatto riflettere.
 
Quando vivevo in Canada, mi colpiva profondamente la naturalezza con cui le persone pensavano a organizzare il proprio futuro, anche su temi che in Italia sarebbero considerati tabù. Non si trattava solo di pianificare l’acquisto della tomba o la redazione di un testamento per dividere i beni, ma di esprimere volontà personali su aspetti non materiali, come la gestione dei figli in caso di premorienza o le proprie preferenze per questioni delicate come i trattamenti medici di fine vita.
 
Quello che inizialmente mi sembrava un gesto freddo o distante, quasi impersonale, si è rivelato con il tempo un’abitudine di grande saggezza e umanità. Mi sorprese vedere che a farlo non erano solo gli anziani o le persone benestanti, ma anche giovani genitori o famiglie con mezzi modesti. Questo perché era chiaro a tutti che incidenti o imprevisti possono capitare a chiunque, in qualunque momento.
 
Negli anni, osservando come queste pianificazioni evitassero tensioni tra parenti, ho capito che non era affatto un segno di freddezza, bensì un gesto di profonda considerazione verso chi rimane. Le liti sull’eredità, infatti, erano molto meno frequenti rispetto all’Italia, proprio grazie a questa cultura di prevenzione.
 
È con questa consapevolezza che oggi affronto il tema della successione. Pianificare il futuro, per quanto difficile da accettare, non è solo un modo per mettere ordine tra le cose materiali, ma un gesto d’amore che protegge le persone più care da conflitti e tensioni che potrebbero durare anni.
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L’insegnante che cambiò una vita senza dire una parola: un originale spunto per una lezione di inglese

16/02/2025

A cura di Max Basilone

Vi proponiamo una storia nel testo originale in inglese e tradotta immediatamente in italiano: in un incontro inaspettato, un ex studente racconta al suo vecchio professore il momento che gli ha cambiato la vita: un furto, una ricerca silenziosa e una lezione di dignità mai dimenticata. Un racconto che svela la vera essenza dell’insegnamento e il potere di educare senza umiliare.
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L’incredibile storia mai raccontata dell’ingegnere bresciano che tutto il mondo ci invidia: Cristian Fracassi

19/01/2025

Un giovanissimo ingegnere che il mondo ci invidia ma che si rifiuta di trasferirsi all’estero, al centro di un podcast che è un racconto di vita avvincente e unico. Una spirale pazzesca di suspense e meraviglia, che prende avvio nel cuore dell’emergenza Covid-19, quando il mondo si trovava a corto di risorse salvavita.
Lui, Cristian Fracassi è un ingegnere di Brescia, oggi quarantenne. Lui da solo, con il suo team di giovanissimi ha fatto la differenza, riscrivendo la storia della solidarietà con un gesto che è diventato un simbolo globale. Io stessa l’ho scoperta spulciando il New York Times per altre ragioni: Ecco il link: https://www.nytimes.com/2020/03/22/opinion/ventilators-coronavirus-italy.html
Cristian Fracassi, il fondatore di Isinnova, è l’uomo che ha trasformato una semplice maschera da sub in un dispositivo medico in grado di salvare vite, e lo ha fatto con un principio chiaro: il suo progetto doveva essere ad accesso libero, per arrivare ovunque, anche nei luoghi più poveri del pianeta. E in questa nostra intervista racconta tutto il dietro le quinte, le angosce, la perdita di 15 chili, la moglie incinta, i genitori che allarmatissimi dal suo peregrinare per corsie “della morte” come apparivano allora.
Ma andiamo con ordine.
Era marzo 2020 quando Fracassi ricevette una telefonata che avrebbe cambiato tutto. Un ospedale vicino era a corto di valvole per i respiratori: un piccolo pezzo di plastica, ma indispensabile per far funzionare una macchina salvavita. “Non potevo restare a guardare,” racconta oggi “ ma non avevo competenze mediche e avrei potuto, con un errore millimetrico, gravare la mia coscienza della responsabilità della morte di molte persone” . Non c’era tempo, quei pazienti non respiravano e rischiavano la vita. Non c’era vaccino ai tempi, né cure certe. In poche ore, con l’aiuto del suo team e di Federico Vincenzi, un avvocato capace di trovare
soluzioni creative per superare ostacoli normativi e burocratici, progettò e stampò in 3D una valvola di emergenza. Ma non si fermò lì.
La vera intuizione fu trasformare le maschere da snorkeling in respiratori non invasivi, unendo innovazione e semplicità. La scelta di condividere gratuitamente i progetti online, rendendoli accessibili a ospedali, cliniche e singoli cittadini in tutto il mondo, è stata determinante. Questa decisione ha permesso una diffusione capillare della soluzione, soprattutto nei paesi meno sviluppati, evitando che il brevetto limitasse la portata del progetto. “Era fondamentale che questa tecnologia fosse accessibile a tutti,” spiega Fracassi, che ha rifiutato offerte che gli avrebbero fruttato milioni di euro.
Questo gesto di generosità non è stato privo di ostacoli. Come racconta Vincenzi nel libro “Tutto d’un fiato” la loro impresa non è stata solo una corsa contro il tempo, ma anche una battaglia contro burocrazie e regolamenti che rischiavano di affondare il progetto. “Ci siamo trovati davanti a problemi legali enormi,” spiega l’avvocato, “ma Cristian non si è mai arreso. L’ho visto affrontare angosce e tormenti, ma non ha mai perso la determinazione.”

Oggi, Cristian Fracassi continua il suo lavoro con Isinnova, una startup con 20 giovanissimi ingegneri e scienziati, che sviluppa soluzioni innovative per alleviare sofferenze e migliorare la vita delle persone. Tra i suoi progetti, la creazione di protesi per amputati di guerra a costi drasticamente inferiori rispetto a quelli delle protesi tradizionali, per garantire l’accesso anche a chi vive in condizioni di estrema povertà. Dal Covid in poi ha vinto innumerevoli premi. L’hanno definito angelo, eroe. E’ stato nominato Cavaliere della Repubblica. Con il collega Alessandro Romaioli, ha vinto il Mother Teresa Memorial Award for Social Justice 2020. Un riconoscimento internazionale che nelle precedenti edizioni era stato assegnato al Dalai Lama, a Malala, a Medici senza Frontiere. Viene chiamato nelle scuole a raccontare la sua storia. Una storia di determinazione, certo, di generosità, di estrema intelligenza e di grande coraggio. Ma c’è anche un elemento in più, a cui non si pensa immediatamente, ma che fa tutta la differenza e costituisce, da solo, una possente lezione di vita.
Lo condivide con noi nell’intervista.
Buon ascolto!

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Intervista a Giorgio Beretta da Irene Zerbini

19/01/2025

Qual è l'mpatto delle Lobby delle Armi sulla Politica Internazionale? L’intervista a Giorgio Beretta.

Nel cuore del dibattito globale sulla sicurezza e la pace, c’è una voce che si distingue per la sua lucidità e determinazione: Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio Permanente sulle Armi leggere e membro di OPAL Pace e Disarmo. Ospite su Spazioubick, Beretta è un esperto riconosciuto in tema di commercio di armamenti e impatti geopolitici, e la sua analisi offre uno spunto fondamentale per riflettere sull'attuale scenario internazionale e sull'influenza  delle industrie belliche a livello globale.
Nel corso dell’intervista, Beretta ha posto l'accento sull'influenza enorme che le industrie degli armamenti esercitano in alcuni dei Paesi più potenti del mondo. Mentre in nazioni come Canada, Giappone e Corea, l'industria bellica è strettamente legata al settore automobilistico, in Stati come Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Francia l'industria degli armamenti è tra le più potenti, non solo dal punto di vista economico, ma anche grazie all'appoggio politico che le permette di espandersi senza freni. A differenza di altri settori industriali, come quello dei trasporti, il commercio di armamenti trova terreno fertile nelle scelte politiche che favoriscono l'espansione delle spese militari, spesso anche in opposizione alla volontà popolare.

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Puntata SpazioUbick del 17 novembre 2024

17/11/2024
Cosa manca oggi nell’informazione? Perché così tanti sono insoddisfatti? Proviamo a dare una risposta con il nostro ospite eccezionale: Matteo Saudino – il prof influencer meglio noto come BarbaSophia - che, nel nostro podcast, analizza il disastro informativo su Israele, Gaza e la Palestina, partendo dai fatti accaduti ad Amsterdam e da come sono stati narrati dai media.
Chi cerca notizie su Gaza-Israele, cerca fonti critiche, che rispettino la sua intelligenza.
Saudino sviscera ciò che non è stato raccontato su un episodio cruciale : la partita di calcio giovedì 7 Novembre, tra AjaxMaccabi Tel Aviv, per l’Europa League. Alcuni tifosi del Maccabi sono stati inseguiti durante le strade e aggrediti.
E’ stata usata la parola Pogrom antiebraico da tutti i giornali e testate, anche online.
Perché tutta l'informazione italiana sta omettendo di raccontare i cori dei tifosi del Maccabi in cui inneggiavano alla morte dei bambini Palestinesi e allo sterminio degli Arabi? Hanno anche fischiato e urlato durante il minuto di silenzio per le vittime di Valencia, per il sostegno dato dalla Spagna alla Palestina.
Non sono stati tutti i tifosi, ma la frangia ultrà legata all’estrema destra israeliana: i Maccabi Fanatics.
Inoltre fu un gruppetto di questi ultimi, nel 2014, a prendere di mira un giocatore della squadra di origini arabe, Maharan Radi, inducendolo poi a cambiare squadra. Episodi di fanatismo e violenza si sono registrati anche nelle trasferte all'estero, come quando, lo scorso marzo ad Atene, venne aggredito un uomo che portava una bandiera palestinese, scrive Rainews. Prima della partita di giovedì sera, i sostenitori della squadra israeliana hanno strappato e bruciato bandiere palestinesi e ci sono stati alcuni disordini, bloccati dall'intervento della polizia. Hanno poi inneggiato alla morte di tutti i palestinesi, con cori irripetibili, del 
tenore “A Gaza non ci sono scuole perché non ci sono più bambini”. Hanno picchiato dei taxisti perché erano musulmani.
 
La violenza è ripugnante in ogni caso e da qualunque parte provenga... è giustissimo condannare questo e altri episodi simili.
La storia va raccontata tutta. Se io ometto una parte della storia vado raccontare una cosa irreale. E’ stata, da parte dei media e dei Tg, ignorata una parte significativa del contesto: i cori dei tifosi israeliani che inneggiavano alla morte dei bambini palestinesi, le provocazioni durante il minuto di silenzio per le vittime di Valencia (legato al riconoscimento della Palestina da parte della Spagna) e gli episodi di violenza nei confronti di cittadini musulmani.
 
Era il 1994, 30 anni fa, quando l’UEFA accettò in via definitiva l'adesione di Israele e da allora la nazionale e le squadre di club - di solito Maccabi Haifa, Hapoel Tel Aviv e Maccabi Tel Aviv - partecipano alle competizioni della federazione europea. Tra l’altro In Olanda, e non solo, i tifosi dell’Ajax sono noti come "super joden" (super ebrei), esibiscono in curva simboli ebraici e bandiere israeliane in virtù di un legame risalente a vari decenni fa, quando erano molti gli ebrei coinvolti nel club, nella dirigenza e anche in campo. Da questo, si è creato negli anni un rapporto abbastanza stretto con i Maccabi fanatics. Un contesto
sicuramente non antisemita.
Invece la stampa italiana e non, ha riportato solo l’aggressione ai tifosi israeliani, definendola Pogrom. Ma non è avvenuto questo.
 
Parole storicamente connotate, come questa, devono essere usate con precisione per evitare di sminuirne il valore simbolico e la gravità storica.
Questa è stata una narrazione ripetuta, amplificata e martellante mentre da qualche altra parte ci sono i morti veri, che non si guadagnano i titoli e le aperture dei media.
Parliamo dei pogrom veri nelle scuole e dell’immane tragedia che il popolo ebraico ha vissuto. Ma raccontiamo tutto – è l’invito del professore.
Utilizzare certi termini e richiamarsi a certi tragici avvenimenti non è solamente un oltraggio all'intelligenza, ma è un oltraggio alle vittime di quegli stessi avvenimenti.
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Puntata SpazioUbick del 20 ottobre 2024

20/10/2024

“Questo non è un Paese per cui vale la pena sacrificare la mia vita”.
La storia dei 130 soldati israeliani che hanno scelto di non combattere, nel podcast Spazioubick, condotto da Irene Zerbini.

 Quante persone ritengono che non obbedire agli ordini non sia un crimine?
Abbiamo dimenticato la lezione della storia e di Hannah Arendt ?

Cosa ne pensa l’opinione pubblica israeliana? In questo podcast leggiamo le testate israeliane e palestinesi, per scoprire posizioni e orientamenti che non circolano nella stampa mainstream italiana e europea.

 Quanti Paesi stanno sfidando quella che è la narrazione dominante? Il nostro viaggio non si ferma qui, ma esploriamo anche le testate di altri continenti, da Jakarta a Seul, da Rio de Janeiro alla Svezia, nella nostra rassegna stampa internazionale. 

Nostro ospite il dottor Foad Aodi, noto medico palestinese residente in Italia, che da anni fa sentire la sua voce  nelle questioni sanitarie e umanitarie, in particolare per la popolazione palestinese e per la costruzione di un vero dialogo. La grande preoccupazione per la grave situazione sanitaria a Gaza in mezzo al conflitto in corso, l'urgenza di risorse mediche, i racconti atroci di ciò che avviene in quei pochi presidi sanitari rimasti, sono una testimonianza indimenticabile.

E ancora, in questo podcast, un viaggio nelle carceri minorili dopo l’entrata in vigore del decreto Coivano. Siamo in un’epoca in cui piace nascondere il livello d’intesa che esiste tra un essere umano e un altro. Vogliamo soffocare quegli esempi che creano fiducia e creiamo uno stato di controllo mascherato da democrazia. Incarceriamo ragazzi per le questioni più banali, giovani che hanno la colpa di essere stati fregati da qualche spacciatore e che sono nel mirino di qualche discorso politico per racimolare qualche voto. 

La bellissima esperienza di Duilio Loi, criminologo, figura di spicco nel campo della criminologia e delle scienze investigative in Italia, che mira a comprendere le motivazioni profonde dietro comportamenti criminali, oltre che a sviluppare strategie efficaci per contrastarli. La verità è nei risultati: il decreto Caivano che sulla carta deve arginare la delinquenza giovanile e che sta peggiorando con la sua impronta punitiva, il sovraffollamento nelle carceri minorili. Vogliamo perderli questi ragazzi?

E c'è anche un premio per i nostri ascoltatori.
Buon ascolto

Ascolta ora!

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