Le Leggi fondamentali della stupidità umana erano elencate in un libro di Carlo Cipolla ci insegnano che il potere e l’irrazionalità spesso vanno a braccetto. Ma cosa succede quando la politica si ammanta di fede, quando i leader brandiscono crocifissi senza farsi carico della giustizia e della solidarietà? La dottrina sociale della Chiesa, che un tempo scuoteva le coscienze, sembra oggi congelata. Eppure, una cattiva politica può essere un peccato.
Per aiutarci a riflettere su questi temi abbiamo con noi uno dei più acuti pensatori del cristianesimo contemporaneo, Padre Giulio Albanese. Missionario, giornalista, esperto di geopolitica e vicino a Papa Francesco, che lo ha nominato direttore delle Comunicazioni Sociali e della Cooperazione Missionaria del Vicariato di Roma. Padre Albanese ci ha rilascitao in questa intervista, un'analisi imperdibile che si preannuncia sconvolgente.
Quando la fede viene strumentalizzata per giustificare l’intolleranza, quando il potere decide chi è degno di aiuto e chi no, cosa resta del messaggio evangelico?
E soprattutto: possiamo ancora credere in una politica capace di farsi carico del bene comune?
Ascolta il podcast con questa occasione straordinaria di sentire la voce di Padre Giulio che ci guida nella comprensione del presente, una riflessione che può essere condivisa nelle scuole con studenti di ogni età e cultura.
Ascolta ora!A cura di Max Basilone
Vi proponiamo una storia nel testo originale in inglese e tradotta immediatamente in italiano: in un incontro inaspettato, un ex studente racconta al suo vecchio professore il momento che gli ha cambiato la vita: un furto, una ricerca silenziosa e una lezione di dignità mai dimenticata. Un racconto che svela la vera essenza dell’insegnamento e il potere di educare senza umiliare.
Ascoltate il podcast
Un giovanissimo ingegnere che il mondo ci invidia ma che si rifiuta di trasferirsi all’estero, al centro di un podcast che è un racconto di vita avvincente e unico. Una spirale pazzesca di suspense e meraviglia, che prende avvio nel cuore dell’emergenza Covid-19, quando il mondo si trovava a corto di risorse salvavita.
Lui, Cristian Fracassi è un ingegnere di Brescia, oggi quarantenne. Lui da solo, con il suo team di giovanissimi ha fatto la differenza, riscrivendo la storia della solidarietà con un gesto che è diventato un simbolo globale. Io stessa l’ho scoperta spulciando il New York Times per altre ragioni: Ecco il link: https://www.nytimes.com/2020/03/22/opinion/ventilators-coronavirus-italy.html
Cristian Fracassi, il fondatore di Isinnova, è l’uomo che ha trasformato una semplice maschera da sub in un dispositivo medico in grado di salvare vite, e lo ha fatto con un principio chiaro: il suo progetto doveva essere ad accesso libero, per arrivare ovunque, anche nei luoghi più poveri del pianeta. E in questa nostra intervista racconta tutto il dietro le quinte, le angosce, la perdita di 15 chili, la moglie incinta, i genitori che allarmatissimi dal suo peregrinare per corsie “della morte” come apparivano allora.
Ma andiamo con ordine.
Era marzo 2020 quando Fracassi ricevette una telefonata che avrebbe cambiato tutto. Un ospedale vicino era a corto di valvole per i respiratori: un piccolo pezzo di plastica, ma indispensabile per far funzionare una macchina salvavita. “Non potevo restare a guardare,” racconta oggi “ ma non avevo competenze mediche e avrei potuto, con un errore millimetrico, gravare la mia coscienza della responsabilità della morte di molte persone” . Non c’era tempo, quei pazienti non respiravano e rischiavano la vita. Non c’era vaccino ai tempi, né cure certe. In poche ore, con l’aiuto del suo team e di Federico Vincenzi, un avvocato capace di trovare
soluzioni creative per superare ostacoli normativi e burocratici, progettò e stampò in 3D una valvola di emergenza. Ma non si fermò lì.
La vera intuizione fu trasformare le maschere da snorkeling in respiratori non invasivi, unendo innovazione e semplicità. La scelta di condividere gratuitamente i progetti online, rendendoli accessibili a ospedali, cliniche e singoli cittadini in tutto il mondo, è stata determinante. Questa decisione ha permesso una diffusione capillare della soluzione, soprattutto nei paesi meno sviluppati, evitando che il brevetto limitasse la portata del progetto. “Era fondamentale che questa tecnologia fosse accessibile a tutti,” spiega Fracassi, che ha rifiutato offerte che gli avrebbero fruttato milioni di euro.
Questo gesto di generosità non è stato privo di ostacoli. Come racconta Vincenzi nel libro “Tutto d’un fiato” la loro impresa non è stata solo una corsa contro il tempo, ma anche una battaglia contro burocrazie e regolamenti che rischiavano di affondare il progetto. “Ci siamo trovati davanti a problemi legali enormi,” spiega l’avvocato, “ma Cristian non si è mai arreso. L’ho visto affrontare angosce e tormenti, ma non ha mai perso la determinazione.”
Oggi, Cristian Fracassi continua il suo lavoro con Isinnova, una startup con 20 giovanissimi ingegneri e scienziati, che sviluppa soluzioni innovative per alleviare sofferenze e migliorare la vita delle persone. Tra i suoi progetti, la creazione di protesi per amputati di guerra a costi drasticamente inferiori rispetto a quelli delle protesi tradizionali, per garantire l’accesso anche a chi vive in condizioni di estrema povertà. Dal Covid in poi ha vinto innumerevoli premi. L’hanno definito angelo, eroe. E’ stato nominato Cavaliere della Repubblica. Con il collega Alessandro Romaioli, ha vinto il Mother Teresa Memorial Award for Social Justice 2020. Un riconoscimento internazionale che nelle precedenti edizioni era stato assegnato al Dalai Lama, a Malala, a Medici senza Frontiere. Viene chiamato nelle scuole a raccontare la sua storia. Una storia di determinazione, certo, di generosità, di estrema intelligenza e di grande coraggio. Ma c’è anche un elemento in più, a cui non si pensa immediatamente, ma che fa tutta la differenza e costituisce, da solo, una possente lezione di vita.
Lo condivide con noi nell’intervista.
Buon ascolto!
Qual è l'mpatto delle Lobby delle Armi sulla Politica Internazionale? L’intervista a Giorgio Beretta.
Nel cuore del dibattito globale sulla sicurezza e la pace, c’è una voce che si distingue per la sua lucidità e determinazione: Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio Permanente sulle Armi leggere e membro di OPAL Pace e Disarmo. Ospite su Spazioubick, Beretta è un esperto riconosciuto in tema di commercio di armamenti e impatti geopolitici, e la sua analisi offre uno spunto fondamentale per riflettere sull'attuale scenario internazionale e sull'influenza delle industrie belliche a livello globale.
Nel corso dell’intervista, Beretta ha posto l'accento sull'influenza enorme che le industrie degli armamenti esercitano in alcuni dei Paesi più potenti del mondo. Mentre in nazioni come Canada, Giappone e Corea, l'industria bellica è strettamente legata al settore automobilistico, in Stati come Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Francia l'industria degli armamenti è tra le più potenti, non solo dal punto di vista economico, ma anche grazie all'appoggio politico che le permette di espandersi senza freni. A differenza di altri settori industriali, come quello dei trasporti, il commercio di armamenti trova terreno fertile nelle scelte politiche che favoriscono l'espansione delle spese militari, spesso anche in opposizione alla volontà popolare.
“Questo non è un Paese per cui vale la pena sacrificare la mia vita”.
La storia dei 130 soldati israeliani che hanno scelto di non combattere, nel podcast Spazioubick, condotto da Irene Zerbini.
Quante persone ritengono che non obbedire agli ordini non sia un crimine?
Abbiamo dimenticato la lezione della storia e di Hannah Arendt ?
Cosa ne pensa l’opinione pubblica israeliana? In questo podcast leggiamo le testate israeliane e palestinesi, per scoprire posizioni e orientamenti che non circolano nella stampa mainstream italiana e europea.
Quanti Paesi stanno sfidando quella che è la narrazione dominante? Il nostro viaggio non si ferma qui, ma esploriamo anche le testate di altri continenti, da Jakarta a Seul, da Rio de Janeiro alla Svezia, nella nostra rassegna stampa internazionale.
Nostro ospite il dottor Foad Aodi, noto medico palestinese residente in Italia, che da anni fa sentire la sua voce nelle questioni sanitarie e umanitarie, in particolare per la popolazione palestinese e per la costruzione di un vero dialogo. La grande preoccupazione per la grave situazione sanitaria a Gaza in mezzo al conflitto in corso, l'urgenza di risorse mediche, i racconti atroci di ciò che avviene in quei pochi presidi sanitari rimasti, sono una testimonianza indimenticabile.
E ancora, in questo podcast, un viaggio nelle carceri minorili dopo l’entrata in vigore del decreto Coivano. Siamo in un’epoca in cui piace nascondere il livello d’intesa che esiste tra un essere umano e un altro. Vogliamo soffocare quegli esempi che creano fiducia e creiamo uno stato di controllo mascherato da democrazia. Incarceriamo ragazzi per le questioni più banali, giovani che hanno la colpa di essere stati fregati da qualche spacciatore e che sono nel mirino di qualche discorso politico per racimolare qualche voto.
La bellissima esperienza di Duilio Loi, criminologo, figura di spicco nel campo della criminologia e delle scienze investigative in Italia, che mira a comprendere le motivazioni profonde dietro comportamenti criminali, oltre che a sviluppare strategie efficaci per contrastarli. La verità è nei risultati: il decreto Caivano che sulla carta deve arginare la delinquenza giovanile e che sta peggiorando con la sua impronta punitiva, il sovraffollamento nelle carceri minorili. Vogliamo perderli questi ragazzi?
E c'è anche un premio per i nostri ascoltatori.
Buon ascolto