NL di Radio Itineraria: Diario Cult di Luca Santangelo!
Pubblicato il 03/04/2022


Nave di terra

 

E’  molto facile innamorarsi delle isole, in particolare se queste sono piccole e remote; luoghi il cui fascino nasce per essere lontane dall’asfalto, dal traffico, scottate dal sole e avvolte dal silenzio del mare. In Estate sono meta di famiglie sull’orlo di una crisi di nervi, giovani festaioli e coppie di amici da aperitivo: tutti alla ricerca di fare un profondo respiro, per qualche settimana, per poi rituffarsi nell’aria satura delle strade, dei supermercati, delle palestre, delle mense e trattorie all’ora di pranzo.

E’ facile innamorarsi delle isole.
Ma di Ventotene e Santo Stefano non ci si innamora semplicemente. Quello che ti colpisce quando vedi i primi lineamenti dell’isola, arrivato con la Don Francesco nel Porto Nuovo, è un sentimento diverso, complesso, che ti colpisce nuotando in mare aperto, schiacciato tra l’azzurro e il blu intenso, appagato dal sole e dall’acqua fresca e impaurito dalle ombre che si muovono nella notte marina del fondale. Un sentimento che “lì dove il mare diventa più scuro”, come scrive in Solea Jean-Claude Izzo, è problema e soluzione, è splendore e buio di fronte alle contraddizioni dell’esistenza.

Certo, potresti innamorarti semplicemente alla vista delle barche nel Porto Romano, fissando i gabbiani volare su Santo Stefano dalla terrazza di fronte alla Chiesa di Santa Candida oppure camminando lentamente lungo Via Olivi, superando le Cisterne romane quando il sole si tuffa nel Tirreno vicino Ponza.
Ma per farlo dovresti dimenticarti di tutto il resto. Di una storia dell’isola a forma di nave che schizza fuori dalla terra come onda e spuma di un mare in tempesta. Un'isola la cui esistenza oscilla tra confino e esilio, tra luogo di approdo, per la sua posizione vicina al continente e la terra fertile, e di violenza e isolamento per le migliaia di anime che sono state incatenate all’isola.

Un'isola da cui si vede il carcere panopticon di Santo Stefano, in cui il patriota risorgimentale Luigi Settembrini scrisse in una delle sue più famose lettere dal carcere:“ in una prigione perpetua, sovra uno scoglio, dove la vista del mare e di un'isoletta è un piacere concesso a pochi, lontano dal mondo, lontano da ogni immagine di bellezza e di virtù, nell’ergastolo il pensiero muore dopo poco tempo, rimane solo il corpo che vegeta come pianta stentata, cresciuta all’ombra ammalata e fiacca.” L’isola di Umberto Terracini, Altiero Spinelli, Giuseppe Di Vittorio e Sandro Pertini che arrivò la prima volta in catene da prigioniero e ci tornò, anni dopo, da Presidente della Repubblica.
L’isola degli dei dimenticati, degli anarchici e degli slavi, delle rocambolesche fughe. L’isola liberata da cinque soldati americani, tra cui lo scrittore premio Nobel John Steinbeck e dei racconti di contrabbando negli anni ’60 in cui, così vuole la diceria popolare, persino le suore nascondevano le sigarette dalle perquisizioni dei finanzieri. Ventotene come una nave nelle acque tumultuose della storia che abbiamo osservato da lontano, dalla spiaggia di Terracina, mentre il cielo si scuriva e il Circeo si copriva con un cappello di nuvole.

Questa volta il mare in tempesta non ci ha permesso di raggiungere di toccare le sue spiagge e  camminare per le sue strade strette. Il mare, come la vita, non prende mai la direzione che tu vuoi. Bisogna conviverci, come la nave Ventotene, superare le tempeste e correre nel vento con il sole alto e l’acqua splendente.

 

Diario cult è una rubrica di cultura, curiosità e visioni mediterannee di Luca Santangelo per l* iscritt* alla newsletter di Radio Itineraria. Questa è la prima parte di un piccolo diario di navigazione scritto durante le giornate di Venerdì 1 e Sabato 2 Aprile, nelle tappe del Lazio Meridionale e di Napoli dell’Eurotour 2022. La prossima settimana uscirà la seconda parte dedicata a Napoli