Newsletter di Radio Itineraria: un approfondimento musicale di Luca Trambusti!
Pubblicato il 23/05/2021


Si riparte! L’estate 2021 volge al bello per quanto riguarda la musica dal vivo e tutto il settore dello spettacolo. Ogni giorno viene compilato un fitto calendario di concerti.

Il peggio sembra essere passato. Forse si inizia a vedere un po’ di speranza, di ottimismo e la famosa luce in fondo al tunnel sembra allargarsi ogni giorno di più.

La stagione dei concerti riprende vigore, e , come si conviene in primavera, fioriscono tour, iniziative live, rassegne e qualche timido festival che poi daranno i propri frutti nel corso dell’estate. Molti eventi sono stati ridimensionati, altri stravolti, ma in generale, laddove si è potuto, si è mantenuto il punto. E allora ogni giorno vengono annunciati tour che percorreranno tutto il paese e rassegna sparse per tutta Italia.

Vaccini e temperature più alte hanno frenato i contagi e così alcune maglie si sono potute allentare. Certo ogni concerto/evento/manifestazione dovrà fare i conti con delle capienze di pubblico limitate, il che influisce sui budget e sui guadagni degli stessi. Le capienze all’aperto sono per ora di 1000 persone, solo all’Arena di Verona, per il concerto de Il Volo del 5 giugno, è stata data una deroga a 6000 presenze. 

Anche per questo alcuni artisti hanno scelto di fare più date nello stesso luogo, oppure la strada del tour acustico, più veloce da organizzare e più snello dal punto di vista produttivo e quindi con una diversa sostenibilità economica.

Le capienze limitate hanno ridotto anche “l’elefantismo” di cui sembrava colpita la musica live. Anche per questa estate niente grandi eventi, niente stadi o raduni di migliaia di persone. Questo può anche fare bene alla musica stessa, riportandola ad una dimensione più raccolta, intima. I piccoli concerti danno sensazioni ed emozioni differenti dalle mastodontiche produzioni dove conta molto anche l’aspetto visuale. 

Bene fa anche alla musica italiana. Infatti per problemi organizzativi e anche sanitari, gli artisti stranieri (a parte qualche timida apparizione) non riescono a mettere insieme un vero tour internazionale e così anche laddove erano previste presenze internazionali si è optato per la musica italiana.

Infine bene fa anche all’intero comparto lavorativo dello spettacolo che come ormai sappiamo è composto da migliaia di persone, che spesso lavoratori a chiamata, impegnate per l’allestimento di un concerto. Lavoratori che da marzo 2020 hanno ridotto, o addirittura azzerato, le proprie attività lavorative. Il rischio di perdere grandi professionalità nel settore era concreto e in alcuni casi si è anche realizzato. 

L’incognita a questo punto resta il pubblico. Tornerà con tranquillità a vedere un concerto? Ci saranno le risorse economiche per pagarsi un biglietto? E soprattutto quale sarà l’impatto sul loro costo? Elementi questi che (citando Battisti) “scopriremo solo vivendo”.

Intanto si respira aria di “normalità”. Il ritorno al passato però dovrebbe essere fatto con una maggior consapevolezza, mettendo a frutto la terribile esperienza che abbiamo appena vissuto.

 

Buoni concerti!